Sciovinismo culturale americano?

Categorie: Mercato, Musica, Usa
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Pubblicato il: 20 Settembre 2006

Oltre a quelle già riportate in questo post, un’altra cosa mi ha colpito nel Rapporto 2005 Economia della musica italiana.
In tutti i paesi l’acquisto di musica commerciale (= non classica) è più o meno equamente diviso fra nazionale e internazionale (tipicamente americana o inglese). Anche in Francia, paese conosciuto come culturalmente nazionalista, il rapporto è 60/35, cioè il 60% del venduto è musica francese, il 35% estera e il rimanente 5% è musica classica.
La Francia ha la percentuale di musica nazionale più alta d’Europa, la Svizzera la più bassa: 10% contro 90% (in effetti le band e le canzoni svizzere non sono molto note). L’Italia è divisa esattamente in due (48/48; il resto è classica) e anche in Inghilterra, che pure è uno dei produttori più importanti del mondo, la divisione è 47/47.
Negli Stati Uniti, il rapporto fra musica nazionale e internazionale è 93/05. Gli americani ascoltano per il 93% musica americana e solo per il 5% musica non americana. Se ci pensate una cosa del genere è pazzesca. Io capisco che gli USA siano forse il più grande produttore di musica (fra le altre cose), ma, anche conoscendo l’avversione degli americani per i testi in altre lingue, mi sarei aspettato una maggior penetrazione della musica inglese.
Mi vengono in mente due cose:

  1. l’America è molto cambiata rispetto a quella che io ho conosciuto (primi anni ’80).
  2. Che livello di sciovinismo culturale stanno vivendo gli Stati Uniti? Che considerazione e che conoscenza del resto del mondo possono mai avere?

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