L’isola di Hashima

Categorie: Giappone, Storia, Viaggi
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Pubblicato il: 8 Maggio 2007

isola nave da guerracoste

L’isola di Hashima (端島 trad. qualcosa come isola di confine o isola del bordo), chiamata anche Gunkanjima (軍艦島 trad. isola nave da guerra, per le coste cementate e la forma), è una delle 500+ isolette disabitate nei pressi di Nagasaki, nella parte sud.ovest del Giappone.
Il fatto è che, invece, fino al 1974, era uno dei luoghi a più alta densità abitativa del globo. L’isola fu acquistata dalla Mitsubishi nel 1890, con l’idea di scavarvi una miniera di carbone.
Nel 1916 vennero costruiti gli alloggi per i lavoratori e la miniera venne sfruttata fino al 1974. Nel 1959 la popolazione raggiunse i 5000 abitanti circa, cioè 835 abitanti per ettaro, che equivalgono alla pazzesca densità di 83500 ab. per Km2 (1 ettaro = 0.01 Km2; per confronto, la regione italiana con la densità maggiore è la Campania: 421 ab./Km2).
Il verde era quasi completamente scomparso dall’isola, tanto che qui venne girato il film Midori Naki Shima (The Greenless Island, 1949). Un altro famoso (in Giappone) film ambientato in Gunkanjima è il recente seguito di Battle Royale: Battle Royale II, The Requiem (2003).
Negli anni ’60, poi, iniziò il declino del carbone e l’isola venne gradualmente abbandonata, fino alla sua chiusura definitiva nel 1974 (chiusura anche a qualsiasi tipo di visita perché pericolosa: io l’ho visitata a suo tempo approfittando del caos creato da una manifestazione di Greenpeace).
Stranamente, non è stata fatta nessuna riconversione. Gli edifici sono stati abbandonati all’usura del tempo e sono ormai dei ruderi spettrali che stanno assumendo un valore di archeologia industriale al punto che il governo pensa di riaprirla (una decisione era attesa per Aprile, ma non ne so niente).
Trovate delle belle foto qui, da cui ho tratto queste e qui.

ruderi

1 Commento
  1. Joyello ha detto:

    Ho visto un po’ di fotografie… Non conoscevo Gunkanjima nè la sua storia…
    Mi ha fatto molta tristezza. Tutti quei luoghi che hanno una storia di vite, sudore e lavoro, abbandonate e distrutte dal tempo e dall’abbandono.
    Fa specie vedere che anche il NULLA riesce a logorare le cose…
    Questi luoghi, almeno dalle foto, hanno un fascino speciale… Spero davvero che riescano a rendere possibile visitarle.

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