639 anni di Cage

In realtà succede per caso, però sono molto contento di aprire questo blog parlando di John Cage.
Nella piccola chiesa di St. Burchardi, in Halberstadt (Germania), è in corso l’esecuzione di Organ2/ASLSP di Cage, iniziata nel 2001, la cui durata prevista è di 639 anni (finirà nel 2639).
In breve 🙂 la storia è questa.

La Composizione

L’ASLSP originario è un brano del 1985 per pianoforte solo: 4 pagine manoscritte, nello stile sparso e delicato dell’ultimo Cage. Il titolo è insieme una indicazione esecutiva e un riferimento al sempre presente Finnegan’s Wake:

The title is an abbreviation of ‘as slow as possible.’ It also refers to ‘Soft morning, city! Lsp!’ the first exclamations in the last paragraph of Finnegans Wake (James Joyce).
(Cage, note collegate alla partitura)

Si tratta di un lavoro in 8 sezioni, una delle quali, all’atto dell’esecuzione, deve essere omessa e sostituita con una qualsiasi altra, che, quindi, viene ad essere eseguita due volte.
La notazione è quella tipica di molti lavori di Cage, con parti non correlate fra le due mani, ma da eseguirsi simultaneamente. Le altezze sono scritte in modo preciso, mentre le durate devono essere calcolate, con una certa approssimazione, in base alla distanza fra le note. Il tempo e la dinamica sono liberi (ma quest’ultima dovrebbe essere soft). Nelle diverse esecuzioni, la durata varia fra 6 e 25 minuti.
Nel 1987, su suggerimento dell’organista Gerd Zacher, l’indicazione strumentale venne estesa all’organo e il titolo divenne Organ2/ASLSP. Chiaramente, la versione per organo è radicalmente diversa da quella per piano. Da un lato, infatti, scompare quel delicato gioco di risonanze generato da alcuni tipici manierismi cagiani, come quello degli accordi eseguiti in staccato, tranne una nota che può essere tenuta anche oltre l’estinzione e vibra per simpatia come un pedale tonale. Dall’altro, però, il cambiamento investe in modo sostanziale l’interpretazione dell’indicazione “as slow as possibile” che può essere estesa praticamente all’infinito, grazie alle note tenute. Se, con il pianoforte, tenere un accordo per 10 minuti non ha senso o, al massimo, ha un senso cagiano (l’irrompere dei suoni esterni nello spazio che si crea nella composizione), con l’organo siamo al bordone potenzialmente infinito alla La Monte Young.
In effetti, nel 1997, a Trossingen, organisti e musicologi riuniti a congresso si trovarono a dibattere, fra l’altro, dell’interpretazione di quel “as slow as possibile”, contemplando anche la tesi estrema di una composizione che trascende i limiti non solo del tempo di un concerto tradizionalmente inteso, ma del tempo stesso (il desiderio di eternità è connaturato alla specie umana). Di qui, il progetto.

Il Progetto

Il progetto è quello di una esecuzione, localizzata in Halberstadt, della durata di 639 anni. Perché Halberstadt e perché 639 anni?
Semplicemente perché la cattedrale di Halberstadt ospita il primo organo liturgico di cui si abbia notizia, il Blockwerk organ di Nikolaus Faber. Questo strumento è anche il più antico organo esistente con tastiera a 12 note organizzata secondo lo schema di quelle attuali, il che comunque non comporta una accordatura temperata. La suddetta tastiera risale, infatti, al 1361, cioè 639 anni prima del 2000, anno del secondo millennio e della presentazione del progetto.
C’è, dunque, un collegamento simbolico, un passaggio di testimone fra uno degli organi più antichi e il più popolare compositore contemporaneo (oggi, su Google, John Cage ha 26.800.000 reference, Stockhausen 3.170.000, Boulez 2.520.000, Schoenberg 5.130.000, Webern 1.520.000 e il sottoscritto meno di un migliaio. Per confronto, l’intera famiglia Bach ne ha 78.300.000).
Il luogo dell’esecuzione è la cappella sconsacrata di St. Burchardi, una delle più antiche d’Europa (ca. 1050), più volte semidistrutta e ricostruita e attualmente lasciata in stato di degrado. Si è reso, quindi, necessario un restauro. Nella stessa, inoltre, è stato anche piazzato un nuovo organo che è tuttora in via di ampliamento (nuove canne vengono installate via via che si rendono necessarie altre note).
L’esecuzione è iniziata nel 2001, il 5 Settembre, data di nascita di Cage, il cui spirito ironico si è manifestato alla cerimonia di apertura quando l’organista si è limitato ad avviare lo strumento e andarsene, in quanto la partitura inizia con una pausa la cui durata, fatti i debiti calcoli, risulta essere di un anno e mezzo.
Solo nel febbraio 2003 si sono sentite le prime note: una triade SOL#,SI, SOL# alla quale, nel 2004, si sono aggiunti due MIb in 8va, destinati a terminare il 5 Maggio di quest’anno. Il 2006 è comunque un anno ricco di eventi perché il 5 Gennaio quel che rimaneva del primo accordo era stato sostituito dal secondo: LA, DO, FA# (ovviamente i tasti vengono bloccati con dei pesi).
Per convenzione, tutti i cambiamenti vengono eseguiti il 5 di ogni mese alle 5 pm, sia per ricordare il giorno di nascita del nostro, che per facilitare la vita ai turisti.
Infine, per la modica cifra di € 1000, potete dare il vostro nome a un anno e sponsorizzare parte del progetto (anche in condivisione): una targa metallica viene piazzata sul posto con il vostro nome e una frase di vostra scelta. Gli anni fino al 2010 e anche altri nell’arco di una vita umana, sono già stati venduti. Più avanti nel tempo c’è ancora molto posto, sebbene alcuni ottimisti abbiano già acquistato il 2639.

Qualche riflessione

IMNHO (in my never humble opinion), credo che i sospetti di strumentalizzazione che nascono inevitabilmente di fronte a operazioni di questo tipo, possano essere messi da parte. Se, da un lato, è vero che la connessione con Cage può apparire forzata e gratuita (ci sono vari autori contemporanei più significativi per l’organo rispetto a lui, per es. Messiaen, e la stessa idea di composizioni che durano anni è di La Monte Young), è anche vero che nessuno ha proposto sfide visionarie come il nostro e che con questo progetto si raggiungono alcuni risultati apprezzabili:

  • si restaura una chiesa del 1050
  • si crea un ambiente tranquillo con un bordone di sottofondo
  • si ricorda John Cage
  • si stimola qualche discussione

Soprattutto quest’ultimo punto mi interessa. Perché, se a qualche mente limitata una composizione di 639 anni può sembrare solo un’idea balzana, per una che fa lavorare la propria immaginazione è una bella fonte di riflessione.
Innanzitutto, il senso musicale. Anche con durate di gran lunga inferiori a 639 anni, il senso della composizione svanisce. Come insegna la psico-acustica, quando un evento dura abbastanza da “bucare” la capacità della memoria a breve termine (inferiore al minuto), la sua connessione con il tutto si perde. In pratica, se si suona una banale progressione armonica tenendo ogni accordo per un tempo superiore al minuto, non si ha più la sensazione di una progressione, ma ogni accordo tende a diventare un mondo a sè.
Così, entrando nella chiesa di St. Burchardi non si ascolta una parte di una composizione, almeno non nel senso che diamo comunemente a queste parole. Piuttosto si entra in un ambiente che in quel momento è in quello stato. Magari il bordone è una 8va tranquilla, mentre tornando 6 mesi dopo c’è una dissonanza raccapricciante ed è bella l’idea di un ambiente sonoro che si evolve come un ambiente biologico.
Quindi, dal punto di vista sonoro, si tratta di una esperienza che, per la maggior parte della gente, è nuova, e questa è una delle funzioni dell’arte.
Veniamo adesso alla durata. 639 anni sono un sacco di tempo. In passato, simili distese temporali erano prese in considerazione solo dalle religioni (…nei secoli dei secoli…) o dagli imperi (l’imperatore dei 10.000 anni), come metafora di eternità e quindi di potenza, ma il loro unico vero scopo era quello di arginare il grande buio, di spingere l’uomo a progettare nonostante la morte, a pensare al di là non solo del contingente, ma della propria vita, cosa che, a quanto ne sappiamo, è la vera caratteristica unica dell’homo sapiens sapiens.
Adesso, nella nostra civiltà che evolve rapidamente, non siamo più abituati a pensare e a progettare in questi termini di tempo. Quale fra le cose costruite nel dopoguerra è stata progettata per durare 639 anni? Certamente non il condominio in cui vivo, ma nemmeno grandi cose come il nuovo aeroporto di Tokyo o Postdamer Platz a Berlino.
In realtà, mi chiedo se lo abbiamo mai fatto. Molto probabilmente i romani, quando costruivano arene e acquedotti, non immaginavano che sarebbero state ancora qui dopo più di 2000 anni e gli stessi costruttori della più grande opera in muratura della storia, la Grande Muraglia, non costruivano certo per i millenni, ma solo per tener lontani i barbari, peraltro con scarsi risultati. Mi chiedo anche se i progettisti delle piramidi guardassero ai millenni chiudendo gli occhi e immaginando la piana di Giza o pensassero solo a una tomba imponente per il faraone/dio.
Paradossalmente, le uniche opere moderne progettate per durare non secoli, ma decine di millenni non sono destinate alla gloria della specie umana, ma alla testimonianza della sua idiozia: sono i depositi delle scorie radioattive che decadono in 10 o 20.000 anni o il sarcofago di Chernobyl che racchiude 190 tonn. di uranio e una di plutonio, mortali per chiunque si avvicini.
Il Cage-OrgelProjekt, invece, è una costruzione culturale che non ha bisogno di grandi mezzi, ma è specificamente progettata sulla durata.
Una delle cose più intriganti di questo progetto, sempre ammesso che riesca, è proprio questa. Ripeto, 639 anni sono un sacco di tempo. Come cambieranno il mondo e la stessa razza umana in tutto questo tempo? Chi ci sarà, se mai ci sarà qualcuno, a vedere il rilascio dell’ultimo tasto? Sarà ancora umano?
E poi, che significato assumerà questo luogo in cui risuona un eterno bordone, fra 3 o 400 anni? E cosa ci sarà intorno? Sembrano domande banali, ma pensando alle sfide che ci aspettano, riscaldamento globale, conflitti economici, risorse naturali, ma anche tecnologia, spazio, ingegneria genetica, etc, mi fa un po’ rabbia il non saperlo.
Penso anche che la cappella di St. Burchardi e il suo eterno bordone siano un buon tema per un racconto di fantascienza (ho suggerito agli organizzatori di creare un concorso).
Qualcuno dice che una vita troppo lunga non ha senso, ma essere fra il pubblico alla fine mi piacerebbe, credetemi. Firmerei subito. Ho le mie ragioni.

Qui il sito del Cage-OrgelProjekt

9 thoughts on “639 anni di Cage

  1. beh, intanto bell’idea (quella del blog).

    concordo sulla percezione armonica che si perde, e quindi sul fascino del “qui, ora”.

    Tutto qui, per ora, adesso vado a dormire, purtroppo.

  2. C’è, dunque, un collegamento simbolico, un passaggio di testimone fra uno degli organi più antichi e il più popolare compositore contemporaneo (oggi, su Google, John Cage ha 26.800.000 reference, Stockhausen 3.170.000, Boulez 2.520.000, Schoenberg 5.130.000, Webern 1.520.000 e il sottoscritto meno di un migliaio. Per confronto, l’intera famiglia Bach ne ha 78.300.000).

    Ehm, posso fare notare che cercando
    john cage
    su google, si trovano tutte le pagine che contengono sia la parola john (piuttosto comune) che cage (che vuol dire gabbia, dopo tutto), per cui i quasi trenta milioni di risultati non hanno per forza a che vedere con il signor Giovanni Gabbia?
    Cercando “john cage” si ha una certa sicurezza di avere risultati rilevanti, e sono ora 3.560.000, non molti meno che per Stockhausen (ma ovviamente se si cerca “Karlheinz Stockhausen” se ne trovano parecchi meno, 557.000)

  3. Mi aspettavo che qualcuno lo facesse notare. Fortunatamente Aliosha lo ha fatto subito.
    Il problema è che IMHO cercare “John Cage” non è rilevante perché le citazioni in genere si fanno con il solo cognome. Es. se in un articolo su Boulez si cita Cage, si fa con il cognome. Si mette, invece, nome e cognome quando l’articolo è specifico a quella persona.
    Qui ho cercato John Cage perché Cage da solo dava 73.600.000 ref. Poi ho provato con Cage Music ottenendo 25.600.000 ref. e a questo punto ho lasciato le cose come stavano perché Gabbia e Musica non sono poi così vicine.
    D’altra parte anche cercare Bach da solo non ha molto senso visto che vuol dire ruscello (ma i testi in tedesco non sono tanti).
    Il problema si risolverebbe in gran parte se il maledetto google consentisse ricerche letterali, cioè Cage con la lettera maiuscola, ma non sembra farlo.
    Comunque, ecco i risultati con “Nome Cognome” fra virgolette:
    “John Cage” 3.480.000, “Karlheinz Stockhausen” 541.000, “Pierre Boulez” 1.250.000, “Arnold Schoenberg” 1.560.000, “Anton Webern” 387.000.
    Come mai Stockhausen scende più degli altri? Perché è difficile da scrivere?

    In coda a questo discorso, potremmo aprire un thread: è possibile stimare la popolarità di qualcuno con un nome così, via google? Problema: stimare la popolarità di Paolo Rossi (il cabarettista, non il calciatore o l’ex pres. della corte costituzionale)

  4. bellissima apertura per questo nuovo blog
    in bocca al lupo! 🙂
    Alessandra-Cage-fan

  5. Pingback: l’essere rumoroso_project » Blog Archive » L’inaudito — Più a lungo della nostra stessa vita

  6. Mi congratulo per la realizzazione di Organ2/ASLSP.
    Cage è eterno e la sua musica è stata innovativa e diromepnte come a loro tempo furono le sequenze gregoriane, la polifonia dei fiamminghi del XV° secolo e le fughe di J.S.Bach. Il maestro M. Graziani ha scritto delle bellissime parole in merito. Poco importa quante siano le reali citazioni di Cage presenti nei motori di ricerca. Dicevo che Cage sarà eterno e dedicargli una esecuzione di circa sei secoli è molto appropriato.

  7. Grazie.
    Mi fa piacere che il primo post venga letto anche a 3 anni di distanza. Uno dei problemi di un blog è che le cose scritte un mese fa sembrano ormai vecchie a chi le ha scritte.

  8. mi scusi ancora, lo reinserirò nel pomeriggio liberato dai pasticci grafici e no
    , grazie

  9. Mauro
    Alcune considerazioni , fortemente coinvolto sia come architetto per le sue domande sull’architettura, sia come scienziato dello spazio secondo l’Uso, per i ragionamenti sulla durata e sulla dimensione materiale e energetica di un’opera d’ingegno.
    1-considerazione
    “Il 4 luglio del 1960, dalle 4 alle 6,55 del pomeriggio, Piero Manzoni portò a termine, in una tipografia di Herning (Danimarca), la Linea m. 7.200.” questo è quanto si legge in una delle tante biografie di Piero Manzoni. Cito l’opera di Manzoni, primo dei segmenti di un segmento/linea pari alla circonferenza della terra all’equatore, ponendolo in stretta vicinanza con l’opera di Cage, in quanto si mostra invisibile corpo per la sua dimensione(ciascun segmento sarà sotterrate in città differenti),e non per la sua sostanzialità. Le due opere sono talmente grandi che non può bastare una vita intera per vederle/ascoltarle nella loro interezza. Cosi grandi e così vicine nella loro natura concreta, che l’una sembra rendere comprensibile l’altra, come dire sono stati necessari 40 anni perché altra mente umana abbia potuto compierne lo scioglimento concettuale in esse contenuto, anche se bisognerà aspettar ancora 624 anni per averne verifica.
    Ma come per ogni sistema tridimensionale , per iniziare una triangolazione sono necessari tre punti ,qui il terzo lo individuerei nella sua domanda sulle architetture, Lei scrive:”nella nostra civiltà che evolve rapidamente, non siamo più abituati a pensare e a progettare in questi termini di tempo. Quale fra le cose costruite nel dopoguerra è stata progettata per durare 639 anni? Certamente non il condominio in cui vivo, ma nemmeno grandi cose come il nuovo aeroporto di Tokyo o Postdamer Platz a Berlino.
    In realtà,mi chiedo se lo abbiamo mai fatto. Molto probabilmente i romani, quando costruivano arene e acquedotti, non immaginavano che sarebbero state ancora qui dopo più di 2000 anni e gli stessi costruttori della più grande opera in muratura della storia, la Grande Muraglia, non costruivano certo per i millenni, ma solo per tener lontani i barbari, peraltro con scarsi risultati. Mi chiedo anche se i progettisti delle piramidi guardassero ai millenni chiudendo gli occhi e immaginando la piana di Giza o pensassero solo a una tomba imponente per il faraone/dio.”

    Condivido la vicinanza proposta fra Musica e Architettura sia per averlo studiato sia perché la musica come l’architettura, al contrario della altri arti, da sempre si sono interrogate sulla durata dell’opera, ma non per narcisismo o vanità (prerogativa dei dittatori, e ciò potrebbe rendere scivolosa la stretta via degli archistars di oggi), ma per autoconservazione: il tempo, sembra esigere da queste arti una sorta di “piattaforma d’uso”,condizione per consentirne l’esistenza. La Musica come l’Architettura non sono atto solitario e mai sono temporalmente circoscritte (cosa sarebbe la musica di Beethoven senza il lavoro di Stradivari? l’invenzione della catena e dell’argano per Brunelleschi)). La durata, per chi usa la materia è subordinata a essa e non all’atto di trasformazione, per questo penso che all’autore sfugga , nel momento della trasformazione, “l’eterno” in quanto esso stesso è eterno, e affronta una sfida con la materia solo per vincere la battaglia con la Natura e la sua Forza di Gravità, di cui sembra averne percepito l’impossibilità di isolarne le singole parti (per noi ciò sarà certezza solo negli ultimi 100 anni). L’Altro Eterno ovvero ciò che identifichiamo come eterno illimitato, è superfetazione culturale riconducibile a “qualche” Assoluto, è la natura stessa a della deità nella sua funzione immunizzante.

    Penso, anche , che la stessa ragione che spinse Bach (e ne ho fatto studio) e il suo tempo a uscire dall’empirismo aleatorio/improvvisativo, per scrivere spartiti/codici, e che chiese alla Musica il temperamento equabile, obbligò l’ Architettura al Progetto, così da prevedere l’effetto prestazionale omologato secondo il tempo, senza dover ricorrere al “già sentito”. La ripetibilità dell’atto che sostituisce l’abilità performativa estemporanea sembrano essere dettate dall’esigenza del “permanere”, pratica della ricerca della perfezione, in uno spazio dilatato secondo il tempo. Il permanere, tuttavia non è vissuto “dall’autore” come stazionamento, prerogativa questa attribuibile al fruitore,in quanto produce solo potere. Da qui passare al valore assoluto attribuito all’eternità il passo è breve: in questo accezione il potere/la costruzione dell’imperio/ l’eternità esigono l’obbedienza propria del “fermarsi”= accumulare/possedere.

    L’autore che ingaggia la battaglia con il tempo non può che concepire la sua opera “ transitorio passaggio”, solo così può compiere una trasformazione: il luogo è condizione /codice se si vuole ottenere risonanza e non celebrazione per il risultato ottenuto.
    Per chiarire ancora meglio il concetto, e chiamando in causa l’ Architettura, possiamo fare riferimento ai templi scintoisti, costruiti in legno, uniti da incastri senza chiodi e colla, e mostrare il movimento (e non lo stazionare) indotto dall’eterno. L’eternità è nella “reiterazione infinita” di ogni singolo atto di costruzione che permane congelato nella forma di ogni parte del tempio. Qui l’eternità (secondo il mio modo di vedere) non è da ricercarsi nella conservazione della Forma immutata nel tempo (stazionamento /perfezione apparente/rito e codice d’appartenenza), ma nella possibilità di questa (Forma) di contenere tutti gli atti futuri (una simmetria infinita, non una reiterazione che può essere compiuta solo dallo stesso soggetto) che, agiti in stato di eccezione/sospensione di ogni regola, siano ferma e irripetibile Forma, proprio come l’opera di Cage. Concetto questo tanto in antitesi con il paradigma quantistico da poterne essere ragionevolmente considerato anticipazione: non posso ripetere un atto, in quanto questo non può essere isolato.

    2 -considerazione
    Mi avvio alla conclusione (per non rischiare di essere cestinato). L’opera di Cage, a me architetto, sembra suggerire non tanto una sfida all’eternità, sia essa anche solo riferita alla sua comprensione, (che pure è presente, anche se apparente), ma il suo contrario. Essa mostra quasi a “conferma” che l’azione di trasformazione posta a compimento di un’opera di ingegno altro non è che un minimo stimolo. Energia di attivazione con la funzione di avviare l’accelerare del tempo individuale sino a indirizzarlo a perpendicolo, dove il soggetto è ago invisibile di una bussola al Nadir posta in un deserto in cui la parola non è “il nome per un oggetto”(ordine imperativo ), ma è per accoglierne la sua impronta. Sarà l’impronta che consentirà la traducibilità di quell’atto e non la sua reiterazione .

    Ultima considerazione , la più evidente, che pone un Architetto in posizione Altra rispetto al Compositore: il rapporto committente /progettista-creatore.
    Tranne che per il presente e non per la globalità degli architetti, gli architetti hanno un committente dichiarato; egli è anche il portatore del problema/bisogno. Il compositore , invece, ha si un committente, ma esso non pone limiti funzionali interni , e non pone il bisogno culturale: è il compositore il portatore, è chiesto a lui di vedere nei bisogni altrui. Con il tempo e per effetto del tempo, l’azione Culturale del fare musica (ahimè oggi anche del fare Architettura) sembra essersi posizionata come mera esistenza estetica e non percorso creativo tendente rafforzare la “piattaforma d’uso” dove molti sono i chiamati (‘si da far maturare il fruitore fino a chiamarlo a essere esso stesso creatore).
    Dunque il lavoro di Cage sembra rifasare il proprio senso : come una Architettura in continuo moto nel suo agire risposte per soddisfare bisogni, facendo del tempo im-percepito la forma stessa del tempo . L’Architettura lo attiva con l’Uso. Azione di Cage, (diverso dalla reiterazione infinita dell’opera come accade per Bach), pur attuando un sistema di regole programmate per l’atto, ogni volta , secondo il tempo, richiede e esige, proprio come chiede all’architettura di contrastare la gravità, la sospensione di ogni regola, per essere essa e solo essa esibita e agita per lasciare la posizione nel presente e raggiungere Altra posizione d’uso.

    spero di averne migliorato la comprensione, grazie del suo tempo. Molte cose si potrebbero aggiungere, ma qui traccio una linea, superarla deve essere atto di volontà

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