Semper Dowland

Categorie: Antica
Tag:
Commenti: 6 Commenti
Pubblicato il: 7 Novembre 2006

Segnalato da Vincenzo
Una cosa interessante del Dowland Project è che, cercandolo su Google, il primo riferimento che si trova è All About Jazz e il secondo è ClassicsToday. È molto raro che questi due siti parlino dello stesso disco.
Dowland Project nasce da un’idea di John Potter, tenore, ex Hilliard Ensemble, quindi di estrazione dichiaratamente classica, che ha coinvolto Stephen Stubbs (chitarrone, chitarra barocca), Maya Homburger (violino barocco), John Surman (sax soprano, clarinetto basso) e Barry Guy (contrabbasso).
Classica batte jazz 3 a 2. Però bisogna ricordare che Barry Guy è poliedrico perché la sua esperienza musicale va dal jazz alla musica classica, fino all’improvvisazione estrema e John Surman è un grande sassofonista, capace anche lui di passare dal jazz alla musica improvvisata europea e alla musica elettronica.
La loro missione è quella di soffiare nuova vita nelle canzoni e nei madrigali del 17mo secolo riportandovi quel senso di improvvisazione e di freschezza che dovevano avere 400 anni fa.
E per far questo, iniziano, in epoca non sospetta (nel 1999), con un disco interamente dedicato a Dowland, “In Darkness Let Me Dwell”, pubblicato dai soliti “cagoni” (ma bravi) dell’ECM (ne esiste già un secondo, “Care-charming sleep”, dedicato a madrigalisti vari).

Niente da dire. Dal mio punto vista, è gran bello. L’inserimento dei fiati e del violino è stupendo. Potter canta proprio bene e anche gli altri non sono da meno.
L’unica cosa che mi lascia perplesso è la faccenda della nuova vita. Secondo me questa è una bellissima esecuzione quasi classica (o almeno classica nello spirito). Certamente riesce a riprodurre lo spirito con cui suonavano Dowland ai suoi tempi e poco dopo, però la sensazione che mi dà è sempre di ascoltare qualcosa di (meravigliosamente) antico.

Qui vi faccio ascoltare: Come Again, di cui vi metto anche il testo, e uno strumentale, Lachrimae Verae.

Come again,
sweet love doth now invite,
thy graces that refrain
to do me due delight.
To see, to hear,
to touch, to kiss,
to die with thee again
in sweetest sympathy
Come again,
that I may cease to mourn
through thy unkind disdain
for now left and forlorn.
I sit, I sigh,
I weep, I faint,
I die, in deadly pain
and endless misery
Gentle love,
draw forth thy wounding dart:
Thou canst not pierce her heart;
For I that do approve.
By sighs and tears
more hot than are
thy shafts, did tempt while she
for scanty tryumphs laughs
6 Commenti
  1. Fede ha detto:

    Qui Surman è davvero emozionante, uhm questo disco l’avevo comprato ma snobbato all’epoca, chissà perchè…ah ricordo, trovavo insopportabile che brani teoricamente vivaci acquisissero la solita “sospensione angelica/sognante da ECM”, ma a riascoltare direi che ho talvolta delle intransigenze davvero dubbie.

  2. vincenzo ha detto:

    non posso ancora commentare degnamente…e resistero’ al download in attesa di averlo.
    so che il packaging del disco che ho ordinato mi ripaghera’, ah si lo so.
    🙂
    domandina, a rischio figuraccia ignorantona: che differenza c’e’ tra clarinetto basso e corno di bassetto?

  3. vincenzo ha detto:

    e dimenticavo: m’hai scippato il titolo del post, scostumato!
    🙂

  4. Mauro ha detto:

    Sarà, ma ho anche messo segnalato da vincenzo
    Comunque, invece di fare l’eroe 🙂 ascoltati almeno Come Again

  5. Toni Tonino ha detto:

    a me è piaciuto molto anche Officium con Jan Garbarek e l’Hilliard

  6. vincenzo ha detto:

    mica faccio l’eroe…hai presente “il sabato del villaggio”? ecco una cosa cosi’.
    🙂

Replica al commento si Mauro Cancella risposta

Benvenuto , oggi è giovedì, 28 Marzo 2024