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Pierrot

Categorie: 900 storico
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Commenti: 12 Commenti
Pubblicato il: 15 Novembre 2006

Schönberg – Pierrot Lunaire op. 21 (1912)
per voce, pianoforte, flauto (ottavino), clarinetto (clarinetto basso), violino (viola), violoncello.

Composta nel 1912 è forse l’opera più famosa di Schoenberg, per la novità degli impasti timbrici, per la sua carica espressiva, per la sua particolare tecnica vocale.
Basandosi su 21 poesie del simbolista belga Albert Giraud (1884), nella traduzione tedesca di Otto Eric Hartleben, divise in 3 gruppi di 7, l’immagine romantica di Pierrot, eroe malinconico e triste, è deformata in smorfie, proiettata in immagini ora grottesche, ora ironiche, in visioni allucinate, grazie alla vocalità estraniata dello sprechgesang e alle straordinarie invenzioni strumentali che lo accompagnano.
In quest’opera, la voce utilizza per la prima volta la tecnica dello Sprechgesang (o Sprechstimme), che non è né canto intonato, né “recitar cantando”. Nella prefazione alla partitura, che farà testo, il compositore fissa rigorosamente le norme dell’interpretazione. La voce deve osservare rigorosamente la notazione ritmica portando la parola a toccare la nota, ma mai a fissarla, facendo oscillare l’intonazione in un continuo crescendo e diminuendo e collegandosi con un sensibile portamento alla sillaba seguente
L’orchestrazione è la più varia e rutilante di invenzioni. Soltanto in 6 dei 21 brani il gruppo strumentale entra al completo a creare un complesso tessuto polifonico intorno alla voce, mentre negli altri gli strumenti intervengono a gruppi di 2, 3 o 4 e nel settimo pezzo, La luna malata, è un flauto solo che contrappunta la voce.
Dal punto di vista compositivo, Schoenberg sperimenta con grande libertà e varietà. Alcuni pezzi (per es. il No 13) hanno una continuità amorfa, quasi un stream of consciousness. Altri, come il No 8, si basano su piccole cellule generative. Altri ancora impiegano ostinati, altri, canoni.
Il brano No 18, Der Mondfleck, esibisce una polifonia incredibilmente intricata. E’ quasi una fuga a tre voci, la cui forma è a tratti oscurata dall’incrociarsi di altre parti e da occasionali note supplementari. Il clarinetto e l’ottavino formano canoni in diminuzione rispetto alle prime due voci. Un terzo canone, indipendente dagli altri è creato da violino e violoncello. A metà del brano, l’ottavino e il clarinetto, che procedono a velocità doppia rispetto alla voce principale, arrivano alla fine del canone e quindi invertono il loro moto formando canoni retrogradi in diminuzione.
Il disegno polifonico, caratterizzato soprattutto da intervalli di 7a e 9a, dà vita a complessi e sottili rapporti cromatici creando un’atmosfera tagliente che ben si lega alle immagini allucinate del testo tedesco di Hartleben, ben superiore all’originale un po’ dolciastro ed estetizzante di Giraud.

Clicca l’immagine per ingrandire.
Ascolta Der Mondfleck

partitura

12 Commenti
  1. vincenzo ha detto:

    mauro si trova lo spartito completo in rete?
    io non lo trovo…
    🙂

  2. Roberto ha detto:

    Schoenberg è un malato di mente.
    Questa non è musica. E’ strazio puro. Follia di un pazzo scatenato!

  3. Mauro ha detto:

    Una espressione tipo “a me questa musica non piace, non la considero nemmeno tale” non sarebbe meglio?

    Ragionando come te, io potrei dire “tu sei un ignorante e non capisci un accidente”.

  4. Stavrogin ha detto:

    Che tu sappia: dove posso trovare la partitura on line del P.L.?

  5. Mauro ha detto:

    Online legalmente non la trovi visto che è tuttora copyrighted… (Schoenberg è morto nel 1951)

  6. Stavrogin ha detto:

    Peccato, sotto sotto ci speravo.

    A proposito di scaricamenti legali, hai visto che è stato chiuso IMSLP?

    http://imslp.on-wiki.net/

    Ciao e grazie mille.

  7. Mauro ha detto:

    Ho visto. Altri me lo hanno segnalato nella pagina delle partiture online.

  8. giovanni ha detto:

    ciao mauro…dovrei fare l’esame di analisi del biennio sul pierrot lunaire, percaso tu hai un’analisi dettagliata da passarmi?
    purtroppo trovo molte difficoltà…

  9. Mauro ha detto:

    una analisi dettagliata di tutto il pierrot è difficile trovarla.
    di alcuni dei brani, magari si trova…
    oltre a mondfleck, riportato qui sopra, mi ricordo che in nacht (8) c’è una passacaglia, nel 17 (parodia) dovrebbe esserci un canone retrogrado

  10. giovanni ha detto:

    innanzi tutto ti volevo ringraziare per l’attenzione.
    i brani che devo analizzare sono: il n 1-4-5-8-14-20.
    devo capire cm mi devo orientare per questi.
    poi dovrei fare il quintetto di schumann…questo è un pò più intuitivo xò sono sempre nel caos.se puoi darmina mano mi faresti un grande favore, un saluto Giovanni.

  11. mauro ha detto:

    Tanto per rispondere a Roberto.
    Vi scrivo queste 4 righe mentre ascolto il pierrot lunaire.
    Penso che ad un certo punto uno dovrebbe poter dire tranquillamente -non mi piace- ma senza offendere il lavoro di professionisti come Schonberg che hanno fatto della propria musica la propria vocazione.D’altro canto non bisogna prendere per oro tutto ciò che arriva dagli addetti ai lavori.Con il ragionamento spesso fatto da molte persone per cui se conosci puoi apprezzare ci si sente forse nel diritto e nel dovere per non passare da ignoranti a trangugiare di tutto.La dodecafonia ha dato esito a tanti dibattiti sulla sua coercitività rispetto all’autore proprio in virtu’ del fatto che si è posta come una necessità estetica prima che è sfociata poi in uno sistema di regole ben precise , poi superate.Gli effetti acustici sono spesso lontani dall’ ”orecchiabile”, dal consolatorio.Questo infatti era uno dei loro obiettivi ma ad un ascoltatore non allenato molte cose possono sembrare cagate assurde..ma poi è tutto relativo giusto?…cioè..la prima volta che ascoltai un raga mi misi le mani nei capelli ma con la giusta guida riuscii ad apprezzarlo anche se ora come ora preferisco cose a me piu’ vicine.Isomma Robbè; se una cosa è diventata, non dico famosa, ma importante per molta gente o tutta questa gente era cogliona oppure questa gente ci credeva veramente…e mi raccomando di non fraintendermi..Lo stesso vale per certa musica commerciale di oggi..ma qui il dibattito si riapre e mi contraddico pure…secondo me chi crede in cose tipo commercio puro non ci capisce proprio un bel niente..come dire..qui la tolleranza finisce.

  12. barbara tamburini ha detto:

    Il Pierrot lunaire è allucinato e straniante come i quadri di Kokoshka o di Munch o dello stesso Schomberg e come il teatro espressionista. L’arte esprime il cosiddetto spirito del tempo e all’inizio del novecento i mutamenti sociali, culturali, tecnologici e storici portavano gli artisti ad esprimere un profondo disagio… (mi pare di trovare molti punti di contatto con oggi).Questa musica non è certo intrattenimento, né è rilassante o piacevole. Ma, contestualizzazioni culturali a parte, a volte c’è anche bisogno di un ” amaro”, magari a fine pasto. Amo Chopin alla follia, ma Shonberg mi affascina profondamente e mi emoziona, anche se -proprio per questo- non riesco ad ascoltarlo a lungo.

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