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Do not go gentle into that good night

Categorie: Audio, Letteratura
Commenti: 7 Commenti
Pubblicato il: 26 Novembre 2006

Dylan ThomasL’esperienza che vi propongo qui è sempre audio, ma è un po’ diversa dal solito.
Noi non abbiamo la consuetudine della lettura di poesia. Gli anglosassoni, invece, ce l’hanno ed è una gran cosa, soprattutto quando a leggere sono gli stessi autori.
Recentemente, Salon.com ha messo in linea tutta la Caedmon Collection, una serie di registrazioni eseguite fra il 1952 e il ’53, in cui Dylan Thomas legge una vasta selezione della propria poesia e prosa, insiema a qualche brano dei suoi autori preferiti, fra cui Shakespeare, Milton, Eliot, Auden, Hardy, Lawrence, Graves e il suo amico Vernon Watkins.
Da questa raccolta, ecco la famosissima “Do not go gentle into that good night”, dedicata al padre morente, letta da lui stesso.
L’impostazione vocale di Dylan Thomas è chiara e diretta, di grande potenza, ma con molte sfumature espressive. D’altronde, i suoi reading erano affollatissimi e la gente rimaneva fuori dai teatri o dai cinema in cui il poeta si esibiva, per mancanza di posto.

Ascolta Dylan Thomas

Do not go gentle into that good night,
Old age should burn and rave at close of day;
Rage, rage against the dying of the light.Though wise men at their end know dark is right,
Because their words had forked no lightning they
Do not go gentle into that good night.Good men, the last wave by, crying how bright
Their frail deeds might have danced in a green bay,
Rage, rage against the dying of the light.Wild men who caught and sang the sun in flight,
And learn, too late, they grieved it on its way,
Do not go gentle into that good night.

Grave men, near death, who see with blinding sight
Blind eyes could blaze like meteors and be gay,
Rage, rage against the dying of the light.

And you, my father, there on the sad height,
Curse, bless me now with your fierce tears, I pray.
Do not go gentle into that good night.
Rage, rage against the dying of the light.

Non andartene docile in quella buona notte,
vecchiaia dovrebbe ardere e infierire
quando cade il giorno;
infuria, infuria contro il morire della luce.Benchè i saggi infine conoscano che il buio è giusto,
poichè dalle parole loro non diramò alcun conforto,
non se ne vanno docili in quella buona notte.I buoni che in preda all’ultima onda
splendide proclamarono le loro fioche imprese,
avrebbero potuto danzare in una verde baia,
e infuriano, infuriano contro il morire della luce.I selvaggi, che il sole a volo presero e cantarono,
tardi apprendono come lo afflissero nella sua via,
non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli austeri, vicini a morte, con cieca vista scorgono
che i ciechi occhi quali meteore potrebbero brillare
ed esser gai; e infuriano
infuriano contro il morire della luce.

E tu, padre mio, là sulla triste altura io prego,
maledicimi, benedicimi con le tue fiere lacrime,
non andartene docile in quella buona notte.
Infuria, infuria contro il morire della luce.

7 Commenti
  1. Fede ha detto:

    molto bello, interessante come sembri sempre sul punto di “intonare” il recitato.

  2. Mauro ha detto:

    effettivamente è per quello che lavorare sulla voce di Dylan Thomas, come nel pezzo che ho fatto, è bello.
    applicando le stesse tecniche ad altre voci non viene la stessa cosa.

  3. Joyello ha detto:

    Vero.
    Amavo Thomas ancora prima di sentire la sua voce… Poi (ed è successo con dei vecchi CD che avevo copiato da un’amica con anche altri poeti) l’ho sentito e l’ho trovato subito fantastico. Come mi aspettavo fosse.
    E anche la tua “That Goodbye” mi è piaciuta subito.
    l’anno scorso so che è stata anche rappresentata dal vico per mano di Roberto Dani… Io l’ho saputo solo due giorni dopo… ahimè!

  4. Melanie Segal ha detto:

    Thanks a lot … for the link.
    I was looking for powerful weapons to convince my students that poetry is “cool” and Dylan Thomas ‘s readings are just what I needed … Great site … I’ll be back
    Mel

  5. gaia ha detto:

    veramente bella..

  6. bruna ha detto:

    veramente sembra più cantato che arrabbiato; un italiano forse lo avrebbe letto con più vigore (Ungaretti avrebbe ruggito parole tanto forti). Ma c’è un errore nella traduzione dell’ultima strofa: “curse, bless me” significa “maledicimi, BENEDICIMI (e non ” maledicimi,feriscimi”). In francese “blesser” significa “ferire”, ma l’inglese “to bless” significa “benedire” che è cosa assai diversa.

  7. Mauro Graziani ha detto:

    arrabbiato? dove hai letto arrabbiato?
    anch’io ho sempre sostenuto che Dylan Thomas cantava, come si può ben sentire in questo post

    grazie per la nota sulla traduzione. io l’ho trovata, ma non l’ho controllata tutta (la traduzione è di Ariodante Marianni).
    quel verso, così, diventa:
    maledicimi, benedicimi con le tue fiere lacrime

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