Musica in via di estinzione?

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Commenti: 2 Commenti
Pubblicato il: 29 Marzo 2007

Ok, forse il titolo è eccessivo; in fondo la musica contemporanea può anche essere considerata un optional, però la sua situazione è piuttosto drammatica.
Principalmente a causa dell’opposizione dei discografici e degli editori, ma anche per la cecità di buona parte dei musicisti, la musica di produzione recente su internet praticamente non esiste.
Chi, come il sottoscritto, gestisce un blog dedicato alla musica sperimentale, se ne rende conto pesantemente.
L’unica musica che si trova facilmente è quella distribuita dalle netlabel. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di pop o similia, più raramente di musica sperimentale non accademica e praticamente mai di musica contemporanea accademica.
Quello di cui non riesco a rendermi conto è come i compositori possano essere così ciechi. Sui loro siti, almeno su quelli dei pochi che ce l’hanno (e già questo è indice di idiozia diffusa), molto raramente si trova un po’ di musica da ascoltare. E quando dico “un po’ di musica” intendo dire alcuni brani, interi, non un minuto su 10. Nell’Archivio Luigi Nono, tanto per fare un esempio, non c’è un solo pezzo da ascoltare.
Come pensino di incrementare il proprio seguito se nessuno può ascoltarli, è un mistero.
Nel caso della musica classica, la situazione migliora almeno un po’. Essendo ormai scaduti i diritti d’autore, se l’interprete acconsente e la sua esecuzione non è su disco, può essere diffusa, ma nel caso della musica contemporanea non è possibile, a meno che non si muova il compositore in persona, perché, a quanto pare, sia i discografici che gli editori sono sordi al riguardo.
Ora, considerate che, anche nel nostro conservatorio e fra i compositori, pochi conoscono nomi come Murail. Grisey, Crumb, Gubaidulina. Al massimo li conoscono di nome, ma non hanno ascoltato quasi nulla. E se fate un sondaggio, vedrete che anche le opere dei compositori storici (Berio, Nono…), non sono così conosciute. E non mi sembra strano: a meno di sforzi, non è possibile ascoltarli.
Recentemente, in un mondo sensibile sia alla tecnologia che all’auto-promozione, come quello americano, si nota qualche segno di cambiamento. Vari compositori, soprattutto giovani o non ancora affermati, hanno iniziato a mettere brani e partiture in rete e anche qualche europeo lo fa.
Ma è sempre troppo poco e non riesco proprio a capire perché non lo capiscano.

2 Commenti
  1. erri ha detto:

    Hai ragione sul fatto che si trova pochissima musica contemporanea in rete. Ma sul fatto che non ce ne sia nei concerti e nei conservatori (italiani) c’è una precisa responsabilità dei musicisti. Io insegno musica antica ed ho un rapporto critico con la musica di cui mi occupo professionalmente. Cioè, sono io che studio, eseguo e divulgo la musica che secondo me vale la pena di approfondire.
    Questo è il compito di ogni insegnante. Se l’insegnante di composizione o di storia della musica o lo studente non conosce Gubaidulina, beh, si compri i dischi, come si faceva quand’ero giovane! Tanto più che oggi i supporti sono riproducibili senza perdita di segnale e si ha la possibilità di ascoltare la musica praticamente all’infinito, mica come i miei vecchi vinili consumati o, peggio, le malefiche cassette!!
    Si arricchiscano le discoteche dei conservatori. Si promuova lo scambio di CD. Si facciano concerti degli studenti.
    Il conservatorio deve essere luogo privilegiato di diffusione musicale, perché, al contrario della rete, si pesume sia critico.
    ciao, erri

  2. max ha detto:

    Secondo me stai (giustamente) mettendo non il dito nella piaga ma…la mano intera! Sono comunque d’accordo con te: non si può considerare la musica nuova come “merce” dunque rimanere ancorati a canali di diffusione pensati per garantire un ritorno economico. Anche quando internet non c’era le vendite di musica contemporanea sono sempre state molto ridotte, figuriamoci ora!
    Esistono ancora però pressioni da parte degli “editori” e anche dalla siae che non consentono la libera circuitazione delle musiche. Per quanto mi riguarda meglio evitarli come la peste, sto meditando anche di uscire dalla siae. Questo per dire che non so se Ricordi sarebbe d’accordo a rendere pubblici i brani di Nono, forse pensa che “Post-Preludium per Donau” possa avere chissà quale ritorno ecomonico.
    Riguardo ai compositori che non conoscono i nomi che citi, verrebbe veramente da pensare che si sta estinguendo la musica. E non solo la musica cosidetta “contemporanea”: in questo senso siamo l’avanguardia, nel senso che ci estinguiamo un pò prima degli altri.

    un salutone max

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