Musica in via di estinzione? (2)

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Commenti: 7 Commenti
Pubblicato il: 31 Marzo 2007

In risposta a erri e max su Musica in via di estinzione?

Avete ragione entrambi.
Il punto è che prendersela con il conservatorio è come sparare sulla croce rossa. Almeno qui da noi. In altri stati, fare musica contemporanea in conservatorio è più facile
È un dato di fatto che i programmi (soprattutto quelli di storia della musica) vanno aggiornati. Attualmente arriviamo all’assurdo che ho trovato una mia allieva prossima ventura (almeno credo), laureata al DAMS ma non ancora diplomata in strumento e passata da me per informazioni sul biennio, più preparata sulla musica contemporanea rispetto a molti di quelli che mi arrivano con un diploma di strumento (mentre noi dovremmo essere la scuola specialistica).
Come è un dato di fatto che quelli che lavorano in conservatorio e amano la musica contemporanea, si danno da fare per diffonderla.
Il problema, secondo me, non sono nemmeno i concerti, almeno a livello di grande città. Se uno vive a Milano, una rassegna all’anno la trova. Ok, non è tanto, ma non è di questo che mi lamento.
La cosa di cui mi lamento è la presenza in internet. Ormai internet è il mezzo principale di circolazione dell’informazione e delle idee. Se su internet una cosa non c’è, per volontà o per ignavia, non esiste perché quasi nessuno può saperne qualcosa.
Facciamo qualche esempio:

  • Un compositore importante oggi: Tristan Murail.
    Se non ne so niente e lo cerco in internet non trovo un suo sito. E questa è già una idiozia.
    Lo trovo in 130.000 reference fra cui wikipedia, mediateca dell’ircam, etc. Leggo la biografia, l’elenco delle opere, la critica e concludo che indubbiamente è importante.
    Inoltre sono incuriosito da questa faccenda della musica spettrale. E adesso che faccio?
    Se sono un compositore o uno strumentista, magari mi compro un cd. In fondo avere i dischi fa parte del mio lavoro e se ho una partita IVA come musicista, posso detrarre i dischi.
    E sono semplicemente un impiegato del catasto che vuole allargare i propri orizzonti culturali? Butto 20 euro alla cieca? Fossero 10, magari…
    Cerco ancora. Al massimo trovo qualche sito che vende cd e mi permette di ascoltare 30 secondi, max 1 minuto di qualche pezzo. Disastro. Sentire 30 secondi di un brano di contemporanea significa solo sentire dei suoni insulsi. Provate ad ascoltare i primi 30″ del bellissimo pezzo di Pierre Henry che c’è qui sotto e poi ditemi.
    Se almeno ci fosse su iTunes, potrei comprare un paio di pezzi per € 0.99 cadauno.
    C’è Murail su iTunes?
  • Un compositore molto importante ieri e anche oggi: Luigi Nono.
    Esiste l’Archivio Luigi Nono da cui posso sapere vita, morte e miracoli. Però, come diceva Elvis Costello, “parlare di musica è come danzare di architettura”. Posso ascoltare una sua opera, almeno una?
    No.
    Idem, come sopra.
    C’è Nono su iTunes?
  • La cosa vale anche per tutti gli altri. Anche per la maggior parte dei giovani in cerca di affermazione. Anche per gli affermati ma non ancora storici (ex. Marco Stroppa, per dirne uno). Paradossalmente Stockhausen, che non ha certo bisogno di farsi conoscere, è uno di quelli che mette più esempi sonori anche se quasi tutti max 1 minuto (tranne due, non fondamentali).

Allora chiedo a compositori, editori, discografici:
in questo modo, pensate di vendere di più, di guadagnare di più, di diventare più famosi? Ma siete sicuri?

Eppure sul sito dedicato a Schoenberg, quasi tutte le sue opere si possono ascoltare in streaming, il che significa che si è arrivati ad un accordo con eredi, discografici e editori.
Cosa significa? Che adesso Schoenberg non si esegue più? Che non si vende più? Che non si vendono più partiture?

La normalità delle cose sarebbe che sul sito di qualcuno interessato a vendere quella musica o a vedere più gente ai propri concerti ci fossero almeno un paio di opere fondamentali per capire quell’autore liberamente ascoltabili.
Così il nostro impiegato del catasto potrebbe decidere se Murail lo interessa o meno e nel primo caso andrebbe a comperarsi qualche cd, sapendo di non buttare via i soldi.
Così, sia lo strumentista che il compositore, sentito un brano interessante, comprerebbero anch’essi qualche cd e magari anche qualche partitura.

Infine, dal punto di vista di un compositore, tutta questa faccenda ha dei risvolti molto idioti.
Perché uno che scrive musica che sa essere per pochi, dovrebbe dare gran parte dei suoi soldi a qualcuno che per lui fa ben poco?
Alcuni miei colleghi americani famosi quanto me (cioè poco), hanno cominciato a mettere quasi tutto su internet. Tutte le partiture e gli MP3 di vari pezzi. Inoltre, vendono i propri cd da soli o tramite una netlabel.
Uno di questi mi raccontava che un suo brano (non ricordo se un trio o un quintetto) aveva avuto ben 20 esecuzioni nel 2006. Mi diceva:

gli interpreti in cerca di materiali arrivano sul mio sito, ascoltano il pezzo; gli piace; scaricano la partitura, vedono che non è troppo difficile ed è stampata bene e tutto quello che devono fare è studiarla. Scaricano le parti in pdf e provano. Spesso mi mandano le registrazioni delle prove e io dò qualche consiglio. Magari prendo un volo da $30 e ci vado.
In questo modo ho guadagnato i diritti per 20 esecuzioni [i suoi lavori sono depositati all’ASCAP; nota mia]. Non sono pochi soldi. Non credo che sarebbe successo se avessi avuto un editore.
Inoltre, nei programmi di sala faccio indicare sempre il mio sito su cui è possibile comprare il mio cd in forma di file, comprese le immagini di copertina e le note, a $8. Così, se a qualcuno il pezzo è piaciuto, si compra anche gli altri brani che non sono liberamente disponibili e in un anno ho venduto quasi 200 copie per circa $1500. Se lo avessi dato a una casa discografica avrei dovuto vendere 1500 copie per guadagnare così. Forse nemmeno Stockhausen vende tanto.

Ora, so bene che qui non siamo negli USA, però forse è il caso di far fuori un po’ di intermediari. Noi dobbiamo prendere in mano il nostro destino. La gente non compra più i cd nei negozi. Quello a cui dobbiamo arrivare è a poter gestire in proprio le nostre produzioni, come qualcuno ha già cominciato a fare.
Domanda: qui in Italia, io posso, legalmente, vendere dal mio sito un brano musicale che ho depositato in SIAE? (ovviamente pagando le tasse sugli incassi, come parte del mio imponibile)

7 Commenti
  1. max ha detto:

    Allora chiedo a compositori, editori, discografici:
    in questo modo, pensate di vendere di più, di guadagnare di più, di diventare più famosi? Ma siete sicuri?

    …per ora ti leggo all’una di notte e rido…(non di te chiaro…), se domani, sperando di essere più sveglio ci riesco, ti rispondo! Ma come ti rispondo se sono d’accordo con te? Non credo troverò argomenti per risponderti! Per cui ti rinnovo i saluti, e…lunga via a mgblog!

  2. max ha detto:

    …chiedo scusa, forse nel mio intervento precedento non si capisce che la prima parte è un “quote” di quello che ha detto mauro, a cui io ho messo un commento nella seconda parte deli mio intervento. Scrivo questo per chiarezza per chi legge!

  3. nicola ha detto:

    per quanto riguarda la domanda finale, credo dovresti girarla a uno dei legali che scrivono su punto informatico.
    per il resto, son d’accordo con te, anche se mi vien da pensare che – almeno per un periodo abbastanza lungo – un sacco di compositori contemporanei, specie se stan dentro i conservatori e hanno agganci con editori, teatri, etc., continueranno a fare quel che han sempre fatto: composizioni rappresentate un paio di volte, discreti rimborsi SIAE e tendenza a considerarsi élite (hai presente l’oraziano “odi profanum vulgus et arceo”?).
    oppure fan come i vari einaudi & c., e lì si ricasca nel magico mondo dei discografici.

  4. Fabio ha detto:

    mh…sicuramente questo della presenza su internet è uno dei problemi…ma non il solo…già nicola sopra accennava agli agganci…il “sistema musica contemporanea” è sempre stato in grado di autoregolamentarsi, autofinanziarsi in modo tale da permettere alla comunità che lo abita, la sopravvivenza, economica e “intellettuale”…questo è un’altra questione fondamentale …moltissimi (ma non tutti, doverosissime con le eccezioni) tra compositori, musicologi, adagiano quella che dovrebbe essere l’avanguardia del pensiero creativo, o la mobilità del pensiero (come la chiamava Nono), sulle poltrone del “politicamente corretto”…ne consegue che il “sistema musica contemporanea” oggi prende le distanze da quella vituperata “coltura” che invece dovrebbe contraddistinguerlo…non è più in grado di cogliere (da colto, appunto) nella cultura, soggetti, oggetti, competenze culturali, scientifiche, nell’arte, nel cinema, nella musica (già, ma quanto è distante la musica colta, dalle più belle ed interessanti esperienze della musica sperimentale “non colta”, che, paradossalmente, sembra cogliere molto di più di quanto gli altri seminano?) che possano dare forza al pensiero musicale…
    sorry per il tono, visto mio primo post
    grande
    complimenti e auguri per il compleanno del tuo blog (lodevolissima eccezione a quanto scritto sopra, speriamo che non ti fidanzi più 🙂
    un saluto
    Fabio
    se ti va dai un occhio al mio tumbl
    http://ut.tumblr.com/

  5. Cesare ha detto:

    Su internet io trovo tante cose, anche Murail, che personalmente mi interessa molto. Nonchè studi e saggi (A. Cornicello in primis). Il problema della musica contemporanea in Italia è che si continua a portare avanti una musica di 50-60 anni fa facendola passare per contemporanea. E si favoriscono autori che ad essa si rifanno e che nessuno ascolterà mai. Ma si dice che sono importanti. E’ tutto falso questo sistema. All’estero non ci sono questi blocchi nè preguiudizi e le idee circolano. Lo sapete che Grisey e Murail fondarono il gruppo l’Itineraire in opposizione a Boulez, e proprio a Parigi? basterebbe leggere gli scritti di Murail. Se la Francia fosse stata come l’Italia non gli avrebbero dato un euro perchè andavano a scontrarsi con un soggetto ed uno stile politicamente protetti. Per l’Italia la musica contemporanea rimane Luigi Nono.

  6. Leonardo ha detto:

    mah…? il mio modesto parere,è che al giorno d’oggi i compositori cosiddetti contemporanei spuntano come funghi.ogni giorno c’è un nuovo compositore che reclama la sua dose di notorieta’,di soldi ecc ecc…. (questo giustamente fra l’altro).e poi s’inizia con le correnti,tizio si rifa’ a questo,caio a quest’altro,e cosi’ iniziano le angherie,le guerre di appartenenza,si invoca la politica di partito,o il partito di politica.in Francia la situazione è meglio in Germania è altrettanto…(il Boulez è sempre fra i piedi )e cosi’ passa il tempo,e il problema se è un problema rimane insoluto.beh il mio finale è:che la maggior parte dei compositori contemporanei,si rassegni a restare anonima e sconosciuta.o d’èlite,come una parte di professionisti con la borsa sotto il braccio ama credersi.SIETE IN TROPPI….:))

  7. Mauro Graziani ha detto:

    Non è che siamo troppi. I compositori sono sempre stati tanti. È che siamo contemporanei e quindi la storia non ha ancora potuto fare piazza pulita…

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