Il deposito dei 10000 anni

Categorie: Tecnologia, Usa
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Commenti: 7 Commenti
Pubblicato il: 28 Aprile 2007

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Effettivamente la foto del 25 Aprile si riferiva a Chernobyl.
Finora, il sarcofago di Chernobyl era additato come il più evidente monumento alla follia autodistruttiva dell’uomo, destinato ad essere conservato integro per migliaia di anni e utilizzato dagli oppositori del nucleare per dimostrare la sua pericolosità.
I fautori dell’energia nucleare, invece, sostengono, a ragione, che la centrale di Chernobyl era un impianto vecchio e insicuro, ma ora, negli Stati Uniti, additati come dimostrazione dell’esistenza di centrali sicure, è quasi completo un altro monumento a mio avviso ancora più folle, perché non è frutto di un incidente, ma di un pensiero lucido e razionale.
Si tratta del Waste Isolation Pilot Plant (WIPP), una discarica nucleare sotterranea situata nel deserto del New Mexico, profonda fino 2150 piedi (ca. 650 m).
Qui sono stati depositati per anni tutti i rifiuti radioattivi provenienti dalle centrali nucleari degli USA e quando sarà pieno (ed è quasi pieno) dovrà essere sigillato definitivamente.
Certamente il WIPP è sicuro. Test continui anche di terze parti, hanno dimostrato che nessuna radiazione sfugge dal deposito sotterraneo e si può anche camminarci sopra in assoluta sicurezza. Se è per questo, ci credo, ma il punto non è questo.
Il punto è che, dal momento della chiusura, sarà necessario segnalare chiaramente che chi scava qui, muore. E non solo: scavando si potrebbe aprire un vaso di pandora in grado di avvelenare una vasta area, prima che la fonte venga identificata e richiusa.
Fin qui niente di strano. Il governo americano è certamente in grado di impedire l’accesso all’area. Il problema, però, sta nel fatto che questo divieto dovrà essere mantenuto per almeno 10.000 anni, tale è il periodo di tempo necessario perché le scorie diventino relativamente innocue.
10.000 anni sono un periodo di tempo inimmaginabile. I monumenti più antichi che abbiamo, le piramidi, esistono dalla metà di questo tempo.
Il problema che i tecnici stanno affrontando è di far sì che questa informazione vitale venga tramandata e si conservi intatta per questo inimmaginabile periodo di tempo.
Guardate questa immagine:
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Per noi è chiarissima, ma cosa dirà ai nostri discendenti anche fra “soli” 3000 anni? Come sarà la razza umana fra 10000 anni? Come progettare un messaggio che mantenga intatto il suo significato nonostante le inimmaginabili differenze culturali che si produrranno?
Se ne è occupata la Sandia Corporation, producendo un suggestivo rapporto in cui si immagina di costruire strutture che evochino un senso di pericolo, come quella nell’immagine di apertura. Suggerimenti solo in parte accolti dal governo, che ha optato per soluzioni più tradizionali, ma qualsiasi soluzione, a mio avviso, è insufficiente di fronte alla curiosità umana.
Così come le maledizioni e le iscrizioni non ci hanno impedito di entrare nelle tombe dei faraoni, nessuna struttura è in grado di impedire che i nostri lontani discendenti cerchino di capire cosa c’è lì, anzi, per me, la presenza di costruzioni strane e uniche come quelle proposte nel rapporto di cui sopra, sarebbe solo un incentivo a scavare.

7 Commenti
  1. michelangelo ha detto:

    beh, un po’ di tempo fa umberto eco si occupò del problema a mo’ di speculazione filosofica. la sua conclusione fu che la soluzione più sicura (non in senso assoluto, ma relativamente ad altre soluzioni) fosse quella di creare una sorta di casta sacerdotale la cui missione fosse quella di conservare la conoscenza e di tramandarla ai nuovi adetti della casta conservandone così la memoria. un po’ come hanno fatto i monaci cristiani che hanno salvato importanti testi e conoscenze, non solo religiose, alla devastazione dei secoli bui dopo la fine dell’impero romano. il tema fu sviluppato anche da asimov nella sua serie “la fondazione”.

  2. Mauro ha detto:

    ci ho pensato, ma ho concluso che la presenza di un culto produrrebbe prima o poi una reazione al culto.
    secondo me non se ne esce…
    l’unica remota possibilità è tramandare la conoscenza nel modo più chiaro possibile. ciò non toglie che ci sarà sempre qualche “complottista” che si farà chissà che idea e tenterà di verificare.

  3. Paolo Ingraito ha detto:

    Quella che mi preoccupa invece è un’ altra cosa:

    -il sito è stato messo a punto nel 1999
    -lei ha detto che è quasi pieno (io non ho trovato quest’ informazione)
    -stimiamo che possa contenere 15 anni di rifiuti nucleari.

    Date queste le premesse, significa che ogni 15 anni dovremo aggiungere al mondo una zona “tabù” in cui nascondere la nostra spazzatura radioattiva?

  4. Mauro ha detto:

    Fortunatamente non è esatto.
    Il WIPP è un po’ il deposito dei depositi. Tonnellate di scorie stoccate in più di 20 siti meno sicuri sono in via di trasferimento al WIPP che conterrà quasi tutte le scorie attualmente presenti in territorio USA.
    Quindi non impiega solo 15 anni a riempirsi.
    In quanto al pieno, esponenti governativi hanno dichiarato che lo studio Sandia è stato commissionato perché il WIPP sarà presto al massimo della capienza.
    Se quel presto significa 5, 10 o 20 anni non saprei dire.

  5. erri ha detto:

    La razza umana sta sviluppando esponenzialmente la pseudo-cultura dell’io autosufficiente qui ed ora. Perdita di prospettiva, sia di connessione con l’ambiente o con altri membri della stessa specie, sia del valore della sopravvivenza della specie.
    Zavorra spiritualista? Può darsi, ma molto pragmaticamente siamo nei guai già solo a trasmettere i valori di democrazia, uguaglianza, giustizia da un decennio all’altro.
    Siamo in un paese che ha votato Berlusconi ed i suoi maggiordomi, in un mondo in deriva berlusconiana globale.
    10.000 anni: probabilmente, come cantava Augusto dei Nomadi, “Noi non ci saremo”!

  6. QI 194 ha detto:

    Lasciatemi trovare la soluzione perfetta, che tenga conto di ogni esigenza..

    Trovato: spedirli nella spazio lasciando che escano da ogni campo gravitazionale, dirigendosi fuori dal sistema solare allontanandosi da noi all’infinito. Non produrrebbe alcun problema se ripetuto più e più volte, non danneggia la terra, non servono sacerdoti o altro..

    PS: Per quanto riguarda l’allontanamento infinito dalla Terra, non è nulla di trascendentale e già diverse sonde spaziali sono state destinate a questo, basta vedere Voyager 1 e 2 lanciati nel 1977 come pure il Pioneer 10 addirittura del 1972.

  7. Mauro Graziani ha detto:

    @QI 194

    guarda, è stata una delle prime idee prese in considerazione.
    dopo aver visto che i lanci possono andare male è stata subito scartata.
    hai idea del disastro che provocherebbe un razzo pieno di scorie che esplode a 5000 metri?
    inoltre, le scorie radioattive sono fra i materiali più pesanti che esistano. il costo di smaltimento al kg sarebbe proibitivo

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