AK-47 con glamour

Categorie: Russia, Storia, Umorismo
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Commenti: 3 Commenti
Pubblicato il: 20 Dicembre 2007

Ecco un vero, utile regalo di natale, cazzo!
Un bel kalashnikov carrozzato Hallo Kitty! Guardatelo su GlamGuns: armi con glamour.
Le note al prodotto dicono

This fully functional firearm fires standard 7.62mm 125 or 150 grain ammunition with a muzzle velocity of approximately 710 meters per second and a maximum effective range of approximately 300 meters. Several choices in stock wood are available. With a limited run of only 500, buy now before they’re gone! A mere $100 extra includes Glambo’s signature wood-burnt into the opposite side of the handguard. A perfect gift for the young lady of the house.
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Fortunatamente il sito è una parodia 🙂 che però ci offre lo spunto per raccontare la storia di quello che è davvero uno dei prodotti di maggior successo di tutti i tempi.

L’AK-47 (acronimo per Автомат Калашникова образца 1947 года, Avtomat Kalashnikova modello 1947) fu ideato da Mikhail Kalashnikov e entrò in produzione nel ’47.
Secondo la leggenda, il sergente dei carristi Kalashnikov, ferito nella battaglia di Bryansk (seconda guerra mondiale, fronte russo), nel suo letto d’ospedale avrebbe a lungo riflettuto sulla possibilità di realizzare un’arma che potesse garantire all’Unione Sovietica un’adeguata supremazia d’armamento. Avendo saputo che i comandi strategici del Cremlino erano alla ricerca di un’arma da breve raggio che potesse usare una cartuccia di calibro 7,62 mm, già usata per il poco soddisfacente Simonov SKS, avrebbe subito pensato alla possibilità di realizzare qualcosa di simile all’StG-44, lo strabiliante sturmgewehr tedesco, mantenendone le qualità e correggendone i difetti.
La CIA, ribatté che si trattava di pura propaganda, sostenendo che si cercasse di sfruttare il nome di un eroe di guerra per ammantare di sentimenti idealistici una frenetica ricerca condotta da diversi gruppi di armaioli; comunque la ricerca, anche secondo gli americani, puntava a costruire l’arma intorno al calibro, ed il progetto fu sviluppato con questo preciso obiettivo.

Che l’AK-47 fosse in qualche modo ispirato dall’StG-44 anche i sovietici cessarono presto di smentirlo. Dal rifinitissimo fucile d’assalto tedesco aveva mutuato la classe di dimensionamento ed il tipo di dislocamento, i concetti di recupero del gas, i caricatori ricurvi. Per mitigare i principali difetti dell’arma germanica aveva invece radicalmente abbandonato il tipo di realizzazione: se l’StG era un costosissimo capolavoro di forgia, il Kalashnikov sarebbe stato composto di economico scatolato di lamiera stampata, con vantaggio di peso e di facilità nella produzione di massa. Anche la meccanica fu rivista in quest’ottica.
Da parte statunitense si tende a sminuire l’ispirazione dell’StG, sostenendo che sarebbe stato invece il fucile americano Garand M1 ad essere “copiato”, sebbene molti esperti neutrali non avallino questa presunta primogenitura.
La massa della singola cartuccia è di 18.21 grammi, mentre quella del proiettile è di 8 grammi. Ha un’energia in uscita di 1.990 Joule.

Nel 1959, ne comparve una nuova versione alleggerita a soli 3.14 Kg: praticamente può manovrarlo anche un bambino. Apparve poi anche la versione con calcio metallico ripiegabile, ancora più maneggevole.
Ne vennero poi prodotte varie versioni, più o meno modificate e con nomi differenti, in tutti i paesi del Patto di Varsavia, ma anche in Cina, Corea del Nord, Israele, Finlandia, India, Egitto, Cuba, Iran, Marocco, Pakistan, Vietnam, Venezuela e Iraq (dove si chiama Tabuk, come una storica battaglia avvenuta ai tempi del Profeta).

Se un successo si giudica dal numero delle imitazioni, questo lo è. Ma è anche il fucile più utilizzato da governi non troppo leciti, ribelli, criminali, civili, nonché dai gruppi rivoluzionari di tutto il mondo e lo si è visto nei Balcani, in Afghanistan (fra l’altro, nel famoso video di Bin Laden), in Somalia… L’AK-47 o qualche sua variante è usato da circa 55 eserciti. In molti luoghi del mondo è decisamente a buon mercato: in Africa, per esempio, costa fra i 30 e i 120 dollari.

È finito anche nella bandiera nazionale del Mozambico, come negli stemmi di Zimbabwe, Timor Est, Burkina Faso, Hezbollah e nel logo dei guardiani della rivoluzione iraniani. In alcuni paesi africani, una sua forma abbreviata, Kalash, è usata come nome maschile.

Nel 2006, il musicista e pacifista colombiano César Lopez ne ha trasformato alcuni in altrettante chitarre, chiamate escopetarre.

Quella che vedete in figura è stata esposta alle Nazioni Unite, come emblema della conferenza sul disarmo.

[parte del testo proviene da wikipedia, vers. italiana e inglese]

3 Commenti
  1. max ha detto:

    …ma è un mitra vero se ho ben capito…la gente la ammmazza sul serio!
    o sbaglio?

    ciao…max

  2. Mauro ha detto:

    Fortunatamente sbagli.
    L’AK-47 esiste davvero ma la vendita con il marchio Hallo Kitty è finta e il sito Glamguns è una presa in giro della mania americana di acquistare armi.
    Il mio post però è vero. L’AK-47 è davvero uno dei più grandi successi di tutti i tempi…

  3. mazariol ha detto:

    solo due paroline sul “papà” dell’Akappa, ossia lo Sturmgewehr (fucile d’assalto) tedesco. In realtà, le cose andarono un po’ al contrario. Fu così. Dalla Grande Guerra si pensava ad un’arma leggera, in grado di sparare a raffica, e che potesse essere usata contro bersagli abbastanza distanti; per ottenere questo, si utilizzavano munizioni da pistola, in armi costruite tradizionalmente, costose, e efficaci, di solito, sino a 100 – 150 metri; nel caso dell’Italia, l’ottimo Moschetto Automatico Beretta modello 1938. Con la fine degli anni ’30 del secolo scorso, in Germania si arrivò al primo passo per il fucile d’assalto, realizzando un moschetto automatico tutto di metallo e materie plastiche: la Machine Pistole modello 1938. La techica di tranciare, piegare e saldare lamiera era ripresa dall’industria automobilistica. Ma la MP38, e la sua evoluzione MP40, usavano ancora cartucce da pistola. Fra il 1941 ed il 1942, coi primi prototipi, arrivò la soluzione poi percorsa per decenni: abbinare quella tecnica costruttiva ad una cartuccia da fucile a ridotta potenza. Era nato il fucile d’assalto.
    Ed era un’arma semplice, rustica, rozza, che poteva essere prodotta anche in stabilimenti diversi da quelli specializzati in armi.
    Giusto ricordare che qualcosa del genere lo fecero anche gli inglesi col moschetto automatico STEN, in pratica un assieme di tubi saldati, che però funzionava, e poteva essere prodotto rapidamente anche in officine improvvisate.
    I societici di MP44 ne ebbero fra le mani, ne ripresero il sistema di funzionamento a recupero di gas, adattarono l’idea della munizione depotenziata ai loro proiettili, ma non avevano, negli anni ’40, la tecnologia per stampare e saldare la lamiera d’acciaio. E difatti i primissimi AK erano tenuti assieme da un bel numero di rivetti…
    Ma questi dettagli non tolgono nulla ad un’arma che ha letteralmente fatto la storia, e che dopo mezzo secolo continua ancora ad essere impiegata in mezzo mondo.

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