4 thoughts on “Etude #33

  1. ha poco da intitolarli “Etude” come se fossero studi post-classici per strumento solo,
    per me non vale nulla…
    aria fritta, come molte altre zornate…

  2. aggiungo che Ribot ha scassato i colli carnosi anche lui, ancor piú quando fa l’intellettuale post-alternativo, post-bluesman, post-cubano, post-post.
    Ci ha saputo vendere il suo antiquariato-curiositá, nostalgia cinquanta europeo niuiorchese eccetera eccetera. Si vede che hanno scoperto che esistevano gli Etudes di un qualche Pierre…

  3. effettivamente questi tizi del pop o del jazz vengono osannati quando passano per quelli che fanno contemporanea, ma in realtà fanno finta perché non sanno neanche cosa sia…

  4. Effettivamente questo studio non sembra interessante neanche a me, anche se scritto nel ’78 e fuori dal contesto classico: percussioni varie, oggetti fra le corde (stonate apposta?), pennate sulle corde vuote. Qualche idea non ci sarebbe stata male. Vorrei sentire qualche altro studio per avere un’impressione più completa. Chissà, forse bisogna interpretarlo in in’ottica ironica?
    Per quanto riguarda Ribot, l’ho sentito in un concerto solista e mi è piaciuto parecchio: buona inventiva melodica, buone soluzioni armoniche e sperimentazione rumorista ben dosata. Poi sul fatto che Los Cubanos Postizos e le altre varie formazioni siano una furbata sono daccordo.

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