Sciopero!

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Pubblicato il: 23 Agosto 2006

Ascoltate un po’ questi pezzi

E anche qualcosa di più classico

e poi qualche quartetto d’archi e un paio di soli

Musicisti in scioperoLa domanda è: secondo voi sono veri o falsi? Intendo dire: a suonare sono musicisti in carne ed ossa con i loro strumenti, oppure si tratta di simulazioni sintetizzate via computer?
La risposta è la seconda che ho detto. Si tratta di alcuni esempi realizzati con la Vienna Symphonic Library, una immensa libreria di suoni campionati (circa 1.5 milioni di campionamenti) con cui, armandosi di molta pazienza, è possibile sintetizzare, in modo più che decoroso, le sonorità di una orchestra.
Ormai, con tecniche di questo tipo sono state realizzate anche colonne sonore di film famosi, come Il Gladiatore o Underworld e nel 2003 c’è stato uno sciopero delle orchestre americane che ha bloccato la programmazione di circa 20 musical a Broadway, riportando alla memoria lo sciopero degli anni ’40 contro l’introduzione del disco nelle radio.
Di conseguenza, l’altra questione è: i musicisti dovrebbero sentirsi minacciati?

5 Commenti
  1. Lemi ha detto:

    Secondo me no.

    Da finto musicista e cialtrone quale sono la prima reazione è stata: “Magnifico!Dove si possono trovare tutti questi campionamenti?”. Evidentemente, e giustamente, non è stata la tua stessa reazione.
    Ora, dal mio ragionamento rimane fuori la questione economica (non ho idea di quanto prenda un orchestrale per una registrazione…).
    Ma non mi sembra che i veri musicisti si debbano sentire minaccati.
    In fin dei conti nemmeno negli anni 20 la diffusione del disco nelle radio ha reso inutile l’utilizzo dell’orchestra in carne ed ossa.

    E’ chiaro che da questa situazione se ne può avvantaggiare di più il “finto” musicista che può fingere meglio con un orchestra campionata.

    Ma anche il vero musicista può, grazie a questa meraviglia tecnica, avere a propria disposizione un’intera (seppur finta) orchestra. E musica nuova in giro per il mondo va sempre bene (anche se con suoni campionati).

    Il pubblico, last but not least, apprezza lo stesso il cd o la colonna sonora fatta in questo modo.
    Tuttavia se vuol sentirlo dal vivo vuole sentire i “veri” strumenti suonare, non certo un computer.
    Ed è in questo caso che l’orchestra avrà sempre vita lunga…Le poche (purtroppo) volte che ho assistito ad un concerto di musica classica con l’orchestra intera me ne son uscito con le lacrime e la pelle d’oca.
    Non solo ma potrebbero saltar fuori nuovi modi di intendere ed utilizzare l’orchestra.
    Comunque ripeto, da questo discorso resta fuori il fattore schei dal momento che non conosco i guadagni (e le modalità di guadagno) dei musicisti.

  2. Mauro ha detto:

    Dunque, questo è un problema che mi pongo da tempo e che adesso propongo a voi.
    Noi queste librerie (che, per inciso, non sono gratis, ma costano da 400 a oltre 5000 euro, in base a quanta roba vuoi) le usiamo a scuola anche se a me non interessano tanto o perlomeno non mi interessa il modo in cui la gente normalmente le usa, cioè per imitare l’orchestra. Comunque, dato che io insegno computer music, a me la cosa potrebbe anche andar bene, solo mi preoccupano le condizioni dei musicisti.
    Secondo me la tecnologia dovrebbe servire ad espandere le potenzialità musicali e questo succede quando la cosa è in mano ai compositori, ma invece accade l’opposto quando se ne occupa l’industria.
    Le orchestre esisteranno sempre, ma sono sempre meno. Lo spazio a disposizione dei musicisti si è progressivamente ridotto con l’introduzione della tecnologia. Per esempio, prima della guerra, in ogni radio, ma anche a teatro, c’era almeno un pianista, ma di solito un piccolo gruppo musicale, fisso stabile per fare stacchi, commenti etc. Poi è stato sostituito dal disco.
    Una volta, in tutte le città c’erano vari luoghi in cui si faceva musica dal vivo quasi tutte le sere. Io stesso, quando ero al liceo, suonavo in giro con una rock band almeno una volta alla settimana (e avrei potuto suonare di più, solo che avevo 16 anni).
    Fino a non molti anni fa, per tutte le colonne sonore, le incisioni di dischi, la pubblicità c’era bisogno di musicisti, orchestre o gruppi. Al tempo dei Beatles, se l’arrangiamento prevedeva degli archi, si chiamava come minimo un quartetto, ma spesso una intera sezione solo per fare un po’ di tappeto. La RAI, per esempio, manteneva 3/4 orchestre solo per registrare le trasmissioni.
    Tutto questo produceva molte occasioni di lavoro, non solo per i diplomati di conservatorio, ma anche per le rock band. Un gruppo come il tuo, pur senza essere famoso, avrebbe potuto suonare live da 50 a 100 volte l’anno facendo cover e pezzi propri.
    Ora tutto questo non c’è più, soprattutto in Italia, dove la musica dal vivo è diventata un evento.
    La colpa di tutto ciò è principalmente dell’industria musicale, a cui interessa fondamentalmente la riduzione dei costi, e delle major del disco, per le quali i concerti sono solo eventi per promuovere il disco e spesso sono solo un danno perché molte delle star che loro propongono, dal vivo sono ben poca cosa.
    I musicisti hanno solo due modi per sopravvivere: suonare e insegnare. In Italia, di questo passo, non ci sarà più né l’uno né l’altro.

  3. Mauro ha detto:

    Dimenticavo…
    trovi dei campionamenti strumentali gratuti al link citato in
    questo post
    Sono belli ma difficili da usare perché non c’è un software di supporto.

  4. federico ha detto:

    In effetti i suoni fanno veramente impressione, nel senso che, almeno sul computer, sono molto verosimili.
    Credo però che lo sciopero dei musicisti sia da attribuire più alla situazione disastrosa in cui versa la musica, e di conseguenza anche loro, che all’avanzare della tecnologia. E’ evidente che se uno preferisce ascoltare il disco piuttosto che andare a sentire, e vedere, il concerto, la responsabilità non è del disco ma di chi opera la scelta. Così se diventa un problema usare un’orchestra virtuale invece di quella vera nella colonna sonora del film, non è perché l’orchestrale perde una occasione di lavoro, ma perché perde l’unica occasione ormai rimasta.
    I problemi, a monte, sono l’incapacità dell’ascoltatore di cogliere le differenze di qualità e il suo disinteresse nel colmare le lacune frequentando le sale da concerti o i teatri o i pubs. E la scarsità di un certo tipo di richiesta è causata dal fatto che lo stesso ascoltatore si è lasciato ammaestrare da chi risparmia sui cachet dei musicisti sostituendoli con poche proposte e spesso di bassa qualità, karaoke, basi musicali, e anche orchestre virtuali.

  5. Mauro ha detto:

    saluti al lettore brasiliano…

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