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Ravel e la FTD

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Commenti: 4 Commenti
Pubblicato il: 9 Aprile 2008

Ipotesi recenti suggeriscono che Maurice Ravel, il cui decesso è imputato ad una non ben identificata atrofia cerebrale o all’Alzheimer, soffrisse in realtà di FTD (frontotemporal dementia), una malattia non ancora ben conosciuta, nota anche come morbo di Pick.

Si tratta di una malattia degenerativa che colpisce in età non troppo avanzata (fra i 50 e i 60) attaccando e distruggendo lentamente i lobi temporali del soggetto, riducendone progressivamente le facoltà cognitive. Ma l’aspetto più interessante di questa patologia è che, in alcuni casi, il decadimento cognitivo è accompagnato da esplosioni creative non convenzionali, nel senso che spesso vanno al di là delle convenzioni artistiche del periodo e che, quando il soggetto è già un artista di valore, possono diventare esplosioni di genio.

Se così fosse, il Bolero potrebbe essere il risultato di una di queste. In effetti è stato composto nel 1928, quando Ravel aveva 53 anni e cominciava a mostrare i primi segni della malattia, come testimoniano errori di linguaggio e scrittura. Di questa ipotesi suggestiva, sollevata dal Dr. Bruce Miller, neurologo e direttore del Memory and Aging Center, University of California, si parla in un articolo pubblicato in Medical Hypotheses (sorry, serve una registrazione per leggerlo). La notizia è stata ripresa dal New York Times.

Il tutto, ovviamente, non toglie nulla al genio di Ravel, ma è interessante pensare che le condizioni mentali anomale possano essere in parte responsabili di un’opera di tale grandezza e intensità. Forse Ravel non avrebbe osato così tanto se non fosse stato malato?

4 Commenti
  1. ric ha detto:

    i commenti possono essere infiniti…

    La pazzia e l’arte : i piú razionali creano opere noioseanche se perfette – se pazzia, in tutte le sue possibili realtá, ci porta a delle visioni come la trance per uno sciamano, o per qualsiasi persona di altre culture in momenti “speciali ” della vita , soli o in societá, é conseguente uno stato creativo “non convenzionale” secondo le nostre banali dimensioni quotidiane.

    Qui si parla di malattia…? non dimentichiamo che per molte altre civiltá il pazzo é non un malato, ma un illuminato che aiuta con le sue visioni il gruppo a cui appartiene. Una specie di comunicante con altri mondi e dimensioni.

  2. Vaaal ha detto:

    Mah, è una ipotesi interessante, ma non so quanto fondata: alcune fonti affermano con sicurezza che Ravel fosse affetto da afasia di Wernicke, che danneggia un’aria preposta al linguaggio. Inoltre il Boler non mi sembra una genialata pazzesca: indubbiamente è un’opera molto “ardita”, ma a parte l’idea di base (e la capacità a modellare la massa sonora propria di Ravel, non di certo dell’ultimo Ravel!) non mi sembra indice di una sorta di illuminazione. Certo, magari sì, magari no, boh.

  3. vinz ha detto:

    vaaal, sono abbastanza d’accordo. Lo trovo un esercizio di stile (anzi di arrangiamento) notevole, ma non un capolavoro della storia della musica.
    Del bolero, mi ha sempre sorpreso vedere nell’organico strumenti super nuovi come i sassofoni a strumenti praticamente morti come l’oboe d’amore. sara’stata la malattia? 🙂

  4. Mauro ha detto:

    Al di là del valore storico del bolero, il processo creativo mi incuriosisce sempre.
    Il bolero è un brano atipico per l’epoca. Da dove esce? Che strada ha fatto nella mente di Ravel un’idea del genere per nascere, ma soprattutto per essere accettata?
    Di idee un po’ pazze ne abbiamo tutti, ma poche superano il vaglio della mente razionale tanto da essere accettate e realizzate.
    È anche per questo che sono stato colpito dalla notizia.

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