Rarefazioni di luce: analisi

Categorie: Strumentale
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Commenti: 9 Commenti
Pubblicato il: 24 Aprile 2008

Ecco una breve analisi di Cesare Valentini del suo brano “Rarefazioni di luce”, al quale abbiamo dedicato un post qualche giorno fa.

“Rarefazioni di luce” è un brano per orchestra d’archi nato da una commissione ricevuta dall’Orchestra da Camera Fiorentina ed ha avuto la prima assoluta a Firenze il 20 maggio 2007 sotto la direzione di Piero Romano. La registrazione che può essere ascoltata nei collegamenti citati si riferisce alla replica avvenuta il giorno seguente. L’ispirazione deriva dalla rarefazione della luce ai primi bagliori dell’alba, non come fatto impressionistico ma come fenomeno del cosmo che si attua sulla terra attraverso l’atmosfera. La prospettiva è dunque di carattere non personale. Il brano segue “Colori del crepuscolo” dell’anno precedente ed avrà la sua naturale continuità in “Universi paralleli” che sarà eseguito in prima assoluta il 29 giugno 2008 a Firenze.

Dal punto di vista strettamente musicale, volendo esprimere i bagliori di luce rarefatta con gli archi ho pensato di ricorrere a “suoni rarefatti” dati dagli armonici, naturali ed artificiali, da glissandi di armonici e non, pizzicati di armonici, controtempi, suoni oltre il ponticello, tremoli di glissandi e pizzicati con la mano sinistra. Il brano si apre con degli accenni, come un’introduzione, di armonici e suoni naturali che sembrano iniziare temi e ritmi ma si spengono subito in pause, come un meccanismo che cerca di partire ma non vi riesce. Il buio predomina anche in agglomerati di accordi che all’ascolto possono sembrare dei clusters ma sono disposti in posizione lata.

Qualche bagliore appare di quando in quando come a rassicurare. Iniziano poi delle strutture di “forma classica” in periodi di otto battute dove i bagliori, dati da glissandi di armonici, cominciano a predominare. Per attuare con maggiori possibilità il gioco dei glissandi, le parti dei violini sono divise in quattro, così ogni sezione può utilizzare una corda per glissare. Le viole sono divise in due parti.

L’intera composizione è quindi divisa in sette, 4 per i violini, 2 per le viole, una ciascuno per violoncelli e contrabbassi. I glissandi, poi, ho ritenuto di scriverli in modo che tutti gli archi potessero andare a tempo evitando il caos. Nei glissandi di maggior estensione sono partito dal primo armonico per arrivare all’armonico più lontano purché udibile che è situato ad una terza di qualche ottava sopra. Non mi sono limitato a scrivere la nota di partenza e l’ultima unite dalla linea del glissando ma ho scritto per intero tutte le note che il dito dell’esecutore avrebbe suonato nel glissare. Creando così anche figure complesse come diciassettimine come si può notare alla battuta 96 in fondo alla pagina in questo collegamento che ne riporta un breve estratto. Con grande stupore degli esecutori che alla prima prova chiedevano come era possibile suonare tutte quelle note. Risposi che dovevano farlo senza pensarci troppo tanto passando il dito sopra la corda quelle note le avrebbero fatte tutte. In questo modo davo loro una ritmica precisa. Vi è un’altra particolarità, i glissandi creano rapporti di quinte vuote fra le corde ma con un’accordatura naturale e non temperata. Come noto gli armonici creano rapporti non temperati poiché fisici.

Finita la seconda serie di passaggi con gli armonici dentro i quali si inserivano altre sonorità, inizia il gioco delle terzine sfalzate e spezzate (mancano ciascuna di una nota) che, dal punto di vista esecutivo, è stato il punto più difficile. Le terzine sono investite dal suono di un glissando dei contrabbassi che parte da una nota acuta ed arriva al registro basso con note marcate. Per far comprendere bene agli esecutori la violenza dell’intervento dei bassi ho scritto in partitura la parola “cattivo!”.

Le terzine nel frattempo continuano alternativamente in alcune sezioni mentre altre si danno il cambio nel “cantare” un tema di contrasto e l’intervento dei bassi ho pensato che fosse fondamentale per rompere l’intricato disegno. Seguono un vorticoso ed incessante con gli archi molto marcati e in omoritmìa, tremoli sugli armonici, scale di pizzicati molto tenui poiché fatti con la mano sinistra ed un lungo accordo finale che raccoglie lo spettro armonico fondamentale della composizione. Per maggiori delucidazioni, per la partitura e le parti staccate per l’esecuzione potete scrivermi a info@cesarevalentini.com

9 Commenti
  1. Dario Nardella ha detto:

    Conosco e apprezzo da tempo la musica di Cesare Valentini, anche per esserne stato esecutore diretto. La sua ricerca di effetti luminosi attraverso la tecnica compositoria denota l’esperienza e il coraggio di un giovane compositore come lui. “Rarefazione di luci” sembra da questa descrizione un contino dialogo tra suono e silenzio, sospesi lungo una linea di confine tenue e quasi impercettibile. La ricerca di quest’opera mi ricorda un pensiero di Baremboim, tratto dal suo recentissimo libro “La musica sveglia il tempo”: “E’ chiaro che il silenzio totale esiste anche all’interno di una composizione. Si tratta di una morte temporanea, seguita dalla capacità di resuscitare, di cominciare una nuova vita”. Si tratterà ora di vedere la sua tradizione in esecuzione concreta. Complimenti all’amico Valentini.
    Dario Nardella

  2. Francesco Gilio ha detto:

    Il mio è uno di quei strani casi dove prima ti capita di conoscere il compositore e poi ascolti la sua musica. Casualità mai più propizia, in quanto la sua musica, no ha solo la paternità del suo autore, cosa divenuta rara di questi tempi, ma addirittura la supera. Le atmosfere, i luoghi le strade percorse dal compositore di fatto lasciano all’ascoltatore ancora margini di scoperta, dove la libertà di avventurarsi in spazi sonori sconosciuti quanto affascinanti, è ancora possibile.
    Le sue strutture sonore infatti pur complesse sono dispiegate con la semplicità tipica di chi fa della propria l’arte momento di verità.
    Non resta altro che farsi trasportare da questa musica, vera, che non conosce confini ma si pone al servizio dell’ascoltatore con semplicità sincera.

  3. Il brano “Rarefazioni di luce” e’ veramente magico.
    Come si specchia, in questa musica, perfettamente la natura, alla fine con le ultime raggi di sole che svaniscano nel nulla – toccante. Catturato perfetto!

  4. Barbara Rettagliati ha detto:

    Non conosco personalmente Cesare Valentini e ho ascoltato la sua musica solo pochi giorni fa. Ho trovato i suoi lavori molto interessanti e il suo linguaggio originale e ricercato.
    Il brano “Rarefazioni di luce”, grazie alla “luminosa sospensione” tra suono e silenzio, cattura immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore.
    Complimenti!

  5. Achille Rossi ha detto:

    Salve,
    seguo questo bellissimo blog da più di un anno e non sono uno di quelli che commentano spesso, però adesso vorrei dire la mia su questo flood di commenti su Rarefazioni di Luce perché francamente lo trovo un po’ preoccupante.
    Nulla da obiettare sul brano che anche secondo me è bello e ben scritto (anche se non così innovativo e geniale), ma il punto è che, su questo blog, di pezzi così e secondo me anche migliori, ne sono passati decine e non si è mai vista una reazione del genere.
    Tanto per fare qualche esempio, penso a Lichtbogen di Kaija Saariaho, allo spettralismo francese (Murail , Grisey), alla Gubaidulina, a J. Harvey e varie cose del genere. Tutte cose scritte 20/30 anni fa che meritano, quelle sì, aggettivi come innovativo e (forse) geniale, ma che hanno ricevuto al massimo 3/4 commenti.

    Allora, mi chiedo, perché tanto entusiasmo per Rarefazioni?
    E mi chiedo anche, tutta questa gente che adesso commenta, dov’era quando passava tutta la musica di cui sopra? E perché, per esempio, non hanno scritto una (dicesi una) riga sul pezzo di Yoshida di due giorni fa, che pure è affascinante anche se difficile?

    Io una risposta me la sono data, ma non è bella.
    Secondo me, tutta questa gente non frequenta abitualmente questo blog. E’ venuta qui solo per commentare Rarefazioni.
    In altre parole. è una claque. Non so quanto organizzata, forse anche spontanea, però un passa-parola ci deve essere stato e se le cose stanno così, si tratta di un modo di fare che personalmente trovo piuttosto antipatico…

  6. Rarefazioni di luce is a powerful piece of music! Very strong and vivid sounds. It almost has the quality of a film score in that it brought many images to mind as one listened. Bravo!

  7. max ha detto:

    Quoto e sottoscrivo quanto detto da Achille Rossi.
    Mi complimento comunque con Valentini riguardo al post inglese: dopo così belle parole mi aspetto che programmino molto presto il brano…

  8. Mauro ha detto:

    Mi spiace constatare che il commento num. 6 è quasi sicuramente falsificato.

    È alquanto improbabile, infatti, che la Chamber Music Foundation of New England scriva utilizzando un server di libero-infostrada localizzato in italia.

    Pregherei l’autore del commento, se è effettivamente un portavoce della Chamber Music Foundation of New England, di spiegarmi la situazione, altrimenti potrei avere dei dubbi anche sui commenti precedenti.

  9. Marco Tonini ha detto:

    Quoto Achille Rossi e Max, senza nulla togliere al genuino e apprezzabilissimo eroismo di Valentini.

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