Altre rovine contemporanee

Tempo fa, parlando del Ryugyung Hotel a Pyong Yang, dicevo che mi colpiva perché era una rovina contemporanea, pensando che non ce ne fossero molte.

Mi sbagliavo. Una veloce ricerca mi ha fatto scoprire che gli edifici contemporanei abbandonati, figli delle recenti crisi (1998 e 2008) sono parecchi. Alcuni si possono vedere in questo articolo su Web Urbanist. Vero è che molti erano appena iniziati, ma esistono anche casi di edifici abbandonati a costruzione avanzata, come le torri di Bangkok che vedete in figura (foto Javier Ortega Figueiral, click to enlarge) o le Torri Abraham Lincoln a Rio de Janeiro (foto seguente di Rafael Pacheco) destinate, a quanto pare, ad essere demolite nel 2016 in occasione delle Olimpiadi a Rio.

abandoned towers in Bangkok

10 Beautiful Modern Ruins

The Coolist ha una bella rassegna fotografica delle 10 più belle e sorprendenti rovine moderne (alcune le abbiamo già segnalate), fra cui colpisce, non per la sua bellezza, ma per quanto è recente (le altre hanno almeno 50 anni), questo incredibile fabbricato: il Ryugyung Hotel a Pyong Yang (Corea del nord) che potrebbe essere uno dei più grandi fallimenti architettonici del XX° secolo.

Iniziato nel 1987 e bloccato nel 1992 per mancanza di fondi da parte del governo coreano, la costruzione è ripresa nel 2008, ma, data la segretezza governativa, è difficile, per ora, capire se i lavori siano solo di facciata o se l’edificio sarà portato a termine anche all’interno.

Qui su wikipedia.


If you find beauty in urban decay, in the crumbling and abandoned places of yesteryear, you’ll want to read on.  The Coolist publish a gallery of 10 of the most amazing, beautiful and creepy abandoned places in the modern world.

Here on wikipedia.


ryugyong-hotel


Guardate anche questo video di Ross Ching Labs su una Los Angeles vuota…

Il vuoto oltre la siepe

Dopo qualche giorno di riposo in una casa in collina senza internet, ma con giardino e piscina, rieccoci in linea con qualche idea di viaggio.

Contrariamente ai molti che si lanciano in affollate città d’arte o si ammassano su spiagge più o meno esotiche, quello che vi proponiamo è un luogo decisamente poco frequentato.

A cinque anni dall’inizio della sua costruzione, infatti, il distretto di Kangbashi, a 25 km dall’antica città mineraria di Ordos (Mongolia interna, Cina), rimane quasi completamente disabitato.
Pensato per 1 milione di persone e dotato sia di lussuose ville da 1000 mq, che di villette da pochi appartamenti fino ad abitazioni più popolari in stile post-sovietico migliorato, questo luogo ha come unici abitanti gli operai che lavorano tuttora alla sua costruzione.
L’area dispone anche di grattacieli adibiti a uffici, centri amministrativi, musei, teatri e impianti sportivi, come testimoniano le belle immagini di M. C. Brown per Time. (piazzate il mouse sull’immagine per leggere il commento, cliccate le immagini per ingrandire)

In effetti, la maggior parte delle proprietà è stata venduta, ma gli acquirenti sono quasi esclusivamente società che si occupano di investimenti immobiliari.

Proprio costoro sembrano essere fra le cause principali del fallimento di Kangbashi. La principale lamentela della gente, infatti, è che le abitazioni sono troppo care, ma il problema vero è che la Cina vive contemporaneamente in due mondi: si tenta di vendere case occidentali a chi ha salari cinesi.
Naturalmente, il mercato, prima o poi, normalizzerà anche questa situazione: i prezzi caleranno fino o anche sotto il costo perché chi ha investito sarà costretto a salvare il salvabile.

Intanto, soltanto un pugno di automobili guidate per lo più da impiegati governativi si dirige il mattino verso Kangbashi. Gente che, comunque, preferisce non risiedervi perché non si può vivere in una città vuota in cui un passante occasionale sembra essere un miraggio.

Tutto questo testimonia la difficoltà di governare lo sviluppo cinese lasciando fare al mercato. In tempi non troppo remoti, il governo avrebbe semplicemente spostato un milione di persone in nome di una qualche modernizzazione. Oggi, semplicemente non può.

La piscina alchemica ;-) di Osarizawa

Questa immagine (clicca per ingrandire), che a me ricorda un po’ un antico sito Inca con profonde pozze circolari come quelle dei Maya, è in realtà una miniera abbandonata di oro e rame, nei pressi di Osarizawa, in Giappone.

Le prime attività estrattive nella zona risalgono a circa 1300 anni fa. In epoca moderna è stata sviluppata la miniera, poi chiusa nel 1978.

La zona, che sembra essere piuttosto inquinata. è attualmente di proprietà della Mitsubishi ed è interdetta al pubblico. Ciò nonostante l’autore delle foto, Michael John Grist, è riuscito a intrufolarsi nell’impianto, pagando una multa di 1000 yen.

C’è anche un breve video su You Tube.

From Out of Ruins, dove potete vedere altre immagini.

Fuga da Dubai

È molto interessante e istruttivo osservare gli effetti della crisi mondiale a Dubai. Questo paese ha costruito il grattacielo più alto del mondo (Burj Dubai, di cui abbiamo già parlato) e altri milioni di metri cubi, con l’idea di investire nel mattone i fiumi di petrodollari che affluiscono nelle casse dell’Emirato.

Il punto è che la crisi ha colpito duramente il settore immobiliare e a Dubai la maggior parte degli investimenti è proprio in questo settore. Di conseguenza si sono generati due effetti.

Il primo consiste nel crollo del valore degli investimenti. Fino a qualche anno fa, i prezzi degli appartamenti anche di livello più basso erano in costante crescita. Secondo Il Sole 24 Ore, “quello che nel 2002 nella torre Terrace (Dubai Marina) costava 1.600 euro al metro quadrato è salito a 4.100 nel 2006 e oggi [marzo 2008] vale 6mila euro”.

Ovviamente i prezzi salivano via che ci si avvicinava alle zone più esclusive, fino al mitico Burj Dubai in cui gli appartamenti di lusso venivano proposti a 30.000 euro al m2.
Ora tutti questi prezzi sono calati dal 20 fino al 50%, sbriciolando milioni di dollari di investimenti.

Ma il secondo effetto è stato anche peggio. Quando, nel novembre 2008, le banche hanno chiuso i rubinetti dei finanziamenti, molte imprese sono state costrette a rallentare i piani di costruzione e a licenziare pesantemente. Parecchi progetti di costruzione (per un valore totale di 582 miliardi di dollari) sono stati messi in attesa o cancellati. Fra le perdite, la torre Donald Trump che prometteva di essere “the ultimate in luxury”.

Il fatto è che, sebbene a Dubai non si applichi integralmente la legge islamica, le pene per gli insolventi sono molto dure: si va dritti in galera. Di conseguenza, gli stranieri, che ammontano all’80% della popolazione, mentre solo il 20% è locale, se perdono il lavoro hanno una sola possibilità: trasferire rapidamente i liquidi nel conto di casa e prendere il primo aereo con un biglietto di sola andata. Le rate già pagate del mutuo, quelle del leasing dell’auto, le carte di credito che laggiù hanno un tetto medio mensile intorno ai 50mila euro, tutto è perduto.

Negli ultimi mesi, il sistema di posta elettronica di Dubai era ingolfato di email tipo “New Jaguar – need to sell before the end of the week.”

All’aeroporto, centinaia di auto sono state abbandonate nel giro di poche settimane. La polizia sostiene di averne contate tremila solo negli ultimi mesi (La Stampa). Le chiavi lasciate nel cruscotto, le carte di credito ormai spremute buttate sul sedile e qualche volta, una lettera di scuse nel cassetto. Non che così uno possa liberarsi dai debiti, ma almeno, nel proprio paese, non finisce in galera.

A Dubai, però, c’è anche una maggioranza invisibile di veri perdenti.
Taxi driver dall’Egitto, Yemen e Iraq. Gente del subcontinente indiano che ha fatto per mesi lavori pericolosi nella costruzione degli edifici guadagnando 80 euro al mese. L’ambasciata indiana ha dichiarato di aver rimpatriato almeno 20.000 persone.

Per correttezza, devo anche dire che alcuni siti più o meno ufficiali, smentiscono tutto ciò.

Fonti: New York Times, Guardian, VOA News, Reuters

PacBell Building

PacBell buildingQuesta incredibile costruzione Art Deco di 26 piani, con tanto di aquile che le danno un aspetto quasi neo gotico, si trova a San Francisco ed è vuota.

Costruito nel 1925 su progetto di Miller and Pflueger, il Pacific Bell Building è stato abbandonato nel 2005. Due anni dopo, la proprietà è passata nelle mani di una nota società di investimenti locale. La sua attuale destinazione non è chiara e varie incursioni fotografiche mostrano già chiari segni di degrado degli interni.