Nabaz’mob

In this post, the story of Nabaztag is taken from Wikipedia, with some notes by myself.

The word Nabaztag (“նապաստակ” which in Armenian language means rabbit) indicates the wifi rabbit conceived by Rafi Haladjian and Olivier Mével and produced in 2005 by the French company Violet.

The object, sold from June 2005, by the end of October 2006 had reached 35,000 copies in France alone. At the end of 2006 a more advanced model was introduced, the Nabaztag: tag that supports mp3 streaming via the internet, has a microphone to receive voice commands and an RFID reader with personalized tags to receive commands. This model also has PULL technology, which means it can query the server on its own initiative. As of September 2007, there are more than 180,000 Nabaztags around the world.

On October 20, 2009, Violet, struggling for insane management, is bought by the well-known software publisher Mindscape which puts on the market an even more advanced model called Karotz with webcam and greater memory capacity. Soon, however, even the latter entered into crisis. On July 29, 2011 Mindscape announced the shutdown of Nabaztag’s management servers, creating 180,000 orphans in one go, but made public the code for managing multimedia “bunnies”, making it possible for different user communities to create new servers. However, the various user communities have favored alternative solutions, based on the Opensource OpenJabNab, Nabizdead and OpenNag projects, simpler to implement than the original server (called “burrow”, referring to wild rabbit burrows) Violet / Mindscape but without support for older first generation Nabaztag units. The user communities born in the immediate closure of the “official” server support only Nabaztag: tags.

Later Mindscape is acquired by Aldebaran Robotics, a company specializing in toy and amateur robots, which sells Karotz’s stocks without developing the product, despite the fact that it had incorporated and clearly visible hooks for accessories and extensions. Finally, with a shocking announcement from its CEO, it communicates the shutdown of the Karotz servers for February 18, 2015, thus marking the end of the project whose existence remains entrusted to amateur servers.

Since the creation of Nabaztag, Antoine Schmitt is its behavioral designer and Jean-Jacques Birgé its sound designer. Together, they also composed the Opera Nabaz’mob for 100 communicating rabbits, which won the Prix Ars Electronica Award of Distinction Digital Musics 2009 and an excerpt of which can be seen in this video.

 

The video on this page is a shorter excerpt, but the audio is better.

Phantom Terrains

Streams of wireless data surge from internet exchanges and cellphone relays, flowing from routers to our devices and back again. This saturation of data has become a ubiquitous part of modern life, yet it is completely invisible to us. What would it mean to develop an additional sense which makes us continuously attuned to the invisible data topographies that pervade the city streets?

Phantom Terrains is an experimental platform which aims to answer this question by translating the characteristics of wireless networks into sound. By streaming this signal to a pair of hearing aids, the listener is able to hear the changing landscapes of data that surround them. Network identifiers, data rates and encryption modes are translated into sonic parameters, with familiar networks becoming recognizable by their auditory representations.

The project challenges the notion of assistive hearing technology as a prosthetic, re-imagining it as an enhancement that can surpass the ability of normal human hearing. By using an audio interface to communicate data feeds rather than a visual one, Phantom Terrains explores hearing as a platform for augmented reality that can immerse us in continuous, dynamic streams of data.

Below the map is an audio recording of part of the same walk, as heard through the Phantom Terrains sonification interface. The sound of each network is heard originating from the router’s geographical location, producing clicks whose frequency rises with the signal strength — akin to a layered series of Geiger counters. Routers with particularly strong signals “sing” their network name (SSID), with pitch corresponding to the broadcast channel, and a lower sound denoting the network’s security mode.

Ascoltando wikipedia

listen to wikipediaListen to Wikipedia è una sonification dei cambiamenti fatti in wikipedia in tempo reale, con relativa visualizzazione. Quest’ultima esisteva già, ma adesso Hatnote ha aggiunto un gradevole audio.

Dei suoni tipo campana indicano aggiunte a un articolo, mentre le corde pizzicate suonano quando si cancella qualcosa. Le altezze sono pilotate dall’entità dell’editing (più grande = nota più bassa). Un dolce accordo di archi sottolinea l’entrata di un nuovo utente.

Questa è la pagina.

Face Substitution

Allora, questa, qui sopra è la media fra il mio viso e quello di Obama. Così anch’io, che sono pallido, posso sembrare un po’ più abbronzato.

Quella qui sotto, invece, mi piace di più. In questo caso la media è fatta con Terminator. Vi risparmio quella con Chuck Norris.

Il tutto è opera di un software che lavora via web. Attiva la vostra webcam (chiedendovi il permesso; non a vostra insaputa) e individua gli elementi salienti del viso (occhi, naso, bocca, contorno).

A questo punto potete scegliere un viso con cui mixare in tempo reale il vostro da una lista di una decina di personaggi famosi. Il risultato, poi, non è fisso, ma segue i vostri movimenti e le vostre espressioni facciali.

Il bello è che tutto è fatto semplicemente  in javascript e peraltro il codice è anche liberamente scaricabile da GitHub. L’autore è tale Audun Mathias Øygard, ispirato da un video di Kyle McDonald & Arturo Castro che trovate su vimeo.

Ma, mentre quello è un video, questo è un mix in tempo reale, oltretutto fatto via web. Lo trovate qui. Assicuratevi che il vostro viso sia in piena luce. Poi cliccate “start” e cercate di stare fermi finché non appaiono delle linee che contornano i punti salienti del vostro volto. A questo punto potete scegliere dalla lista accanto, il viso con cui mixare il vostro.

Naturalmente nessuno vi assicura che non si tengano la vostra faccia, magari associandola al vostro ip, browser e quant’altro, ma così va il mondo (scherzi a parte, non mi sembra il tipo, però siete stati avvertiti).

Sidney’s Siberia

Fra le molte meraviglie del sito Secret Technology di Jason Nelson spicca questa Sidney’s Siberia.

Un’immagine che contiene una breve poesia e un quadrato, mosso dal mouse, per ingrandirne una parte. Quest’azione rivela che l’immagine di partenza è composta da molte piccole immagini, una modalità già ben nota nel web (esistono dei software per farlo).

Ma presto ci si accorge che ogni piccola immagine, ingrandita, contiene un’altra breve poesia e che il procedimento può continuare all’infinito…

Cliccare le immagini per ingrandire.

Il mondo attraverso Facebook

Questa immagine è stata creata da Paul Butler, che nella vita si occupa di strutturare i dati raccolti da Facebook, partendo da circa 10.000.000 di coppie di amici.

In pratica, ogni utente è stato geo-localizzato con un punto nella posizione della sua città di residenza. Le varie città sono state poi connesse da linee il cui colore (dal blu scuro al bianco) è funzione del numero di amici che risiedono nelle due città.

Ovviamente non è possibile discernere con chiarezza le singole linee. È invece interessante osservare come il pianeta venga disegnato e soprattutto vedere le zone scure che non sempre sono causate dal digital divide, come è il caso dell’Africa. Spesso, infatti, il vuoto dipende dal fatto che in alcuni paesi, per es. Cina, Russia e Brasile, esistono dei social network locali che Faccialibro non è ancora riuscito a scardinare (rispettivamente QZone, VKontakte e Orkut).

L’immagine è molto grande. Cliccare per ingrandire. Qui l’articolo originale di Paul Butler.

il mondo attraverso facebook

Chris Jordan

Chris Jordan trasforma dei dati statistici in arte in modo molto creativo e stimolante.

Le serie Running the Numbers, per esempio, partono da dati statistici relativi ai consumi degli americani, nel primo caso, e ai fenomeni di massa, nel secondo, per creare delle immagini che danno un’idea della vastità del fenomeno.

Sulla prima serie, l’autore scrive:

Running the Numbers looks at contemporary American culture through the austere lens of statistics. Each image portrays a specific quantity of something: fifteen million sheets of office paper (five minutes of paper use); 106,000 aluminum cans (thirty seconds of can consumption) and so on. My hope is that images representing these quantities might have a different effect than the raw numbers alone, such as we find daily in articles and books. Statistics can feel abstract and anesthetizing, making it difficult to connect with and make meaning of 3.6 million SUV sales in one year, for example, or 2.3 million Americans in prison, or 32,000 breast augmentation surgeries in the U.S. every month.

This project visually examines these vast and bizarre measures of our society, in large intricately detailed prints assembled from thousands of smaller photographs. Employing themes such as the near versus the far, and the one versus the many, I hope to raise some questions about the roles and responsibilities we each play as individuals in a collective that is increasingly enormous, incomprehensible, and overwhelming.

Le immagini pubblicate sul web sono ingrandibili in modo da rivelare la loro composizione. Qui sotto un esempio dalla prima serie a vari livelli di ingrandimento.

Ombre

Una rimarchevole iniziativa dell’artista giapponese Tatsuo Miyajima.

Memore delle persone vaporizzate dall’atomica su Hiroshima, che di loro ha lasciato solo un’ombra su un muro, ha creato il Peace Shadow Project, un sito a cui tutti possono inviare la propria foto che viene poi trasformata in un’ombra e firmata (in seguito si può visionare l’immagine e anche cambiarla).

Il sito è un impressionante slide show delle immagini di tutte queste persone che si trasformano gradualmente in un’ombra blu, accompagnato da una gradevole musica d’ambiente. Un’idea semplice, realizzata in modo raffinato (c’è un team non banale, dietro) che, senza tante complicazioni, trasmette un’emozione immediata.

Un’ottima dimostrazione di come si possa utilizzare il web per fini creativi, artistici e sociali.

Peace Shadow Project

Here is a remarkable initiative by the Japanese artist Tatsuo Miyajima.

Mindful of the people of Hiroshima vaporized by the atomic bomb leaving only a shadow on a wall, she created the Peace Shadow Project, a website where everyone can send his photo that is converted into a shadow and signed.

The site is a very impressive slide show made by the pictures of all these people gradually transforming into a blue shadow, with a pleasant ambient music. A simple idea, very well realized and arousing a deep feeling.

SOCIAL [net.work music]

logoDrawing influence from both contemporary DJ culture and the Fluxus musicial traditions of artists like Ben Vautier and John Cage, SOCIAL [net.work music] is a new improvised network sound project and performance which utilizes the MySpace Music social network as its core sound library.

Recently, I’ve been interested in the the aural connections created through the MySpace Music social network. By navigating the “Friends Space” link section on each member’s page, reminiscent of web 1.0 webrings, the user can access an interconnected network of each artists influences, friends and label mates, allowing them to discover new artists and different genres of music. Most of the pages feature a jukebox with samples of the musicians work which automatically begin to play once the page has finished loading.

The SOCIAL [net.work music] project and performance begins on my own MySpace Music page. I select at random an artist from my “Friends Space” list and allow the page to load. Once the music begins to play, i select a friend link from that artist’s list and open the page in a new tab. This permits the music to layer over top of the previous track. The process continues until, eventually from the inability to handle the incoming data load, the browser crashes, bringing the composition to an end.

Each performance yields a spontaneous and unique, layered score without the use of  sample preparation, sophisticated hardware or software. All of the resulting audio produced in each performance is unedited and live in the moment. These works can be created  and performed anywhere at anytime with simply a web browser and internet connection. I sculpt the layered audio on my end with a hacked kaoss pad, to add my own color to the sonic collage.

[Jason Sloan]

Jason Sloan is a new media artist, electronic musician, composer and professor at the Maryland Institute College of Art in Baltimore, Maryland.

Go to SOCIAL [net.work music] to listen.

Piano Etudes

Piano Ètudes by Jason Freeman è un altro esempio di opera aperta via web in cui l’utente crea un brano seguendo un percorso fatto di frammenti. Andate qui.

Notate:

  • dopo aver scelto uno studio, cliccando “settings” potete vedere le note o il piano roll
  • cliccando “sharing” potete salvare la vostra creazione
  • potete apporre il vostro nome come autore accanto a quello di Jason Freeman cliccando “Anonymous”

Note dell’autore:

Inspired by the tradition of open-form musical scores, I composed each of these four piano etudes as a collection of short musical fragments with links to connect them. In performance, the pianist must use those links to jump from fragment to fragment, creating her own unique version of the composition.

The pianist, though, should not have all the fun. So I also developed this web site, where you can create your own version of each etude, download it as an audio file or a printable score, and share it with others. In concert, pianists may make up their own version of each etude, or they may select a version created by a web visitor.

I wrote Piano Etudes for Jenny Lin; our collaboration was supported, in part, with a Special Award from the Yvar Mikhashoff Pianist/Composer Commissioning Project. Special thanks to Turbulence for hosting this web site and including it in their spotlight series and to the American Composers Forum’s Encore Program for supporting several live performances of this work. I developed the web site in collaboration with Akito Van Troyer.