tanzart

music George Crumb, dancer Stojan Kissiow, scenery and scenery Andrea Hilger, Choreographie Mike Salomon, main sample in Kiel

Non so altro su questo video se non che gli interpreti sono una compagnia tedesca: tanzart di Hilger e Salomon con sede in Leipzig e Dresda.
La musica è Black Angels (part 2) di George Crumb, un brano del 1970 per quartetto d’archi amplificato.
Mi piace l’elaborazione video dell’immagine del danzatore.

Merg

Tornano le recensioni dalla nostra inviata nelle Terre Basse, Valeria.
Una delle particolarità dello spettacolo di cui parliamo è la commistione di danza contemporanea e musica antica, relativamente rara da noi, ma più comune in terra olandese.
Leine & Roebana non sono nuovi a performances di questo tipo: hanno già lavorato su musiche di Rameau eseguite dall’Orchestra of the Eighteenth Century, condotta da Frans Brüggen.

Merg
Merg
Andrea Leine & Harijono Roebana

Music: Monteverdi, Luzzaschi, d’India, Rossi, Gabrieli, Frescobaldi

L’intera atmosfera era costituita da cinque danzatori, tre femmine e due maschi, un’orchestra che dietro una specie di velo suonava musica barocca, tre cantanti, una femmina di sicuro, dubito la sessualità riguardo gli altri due, e da pannelli alle pareti con frasi del tipo: tu e me; te lo dico sottovoce…ti amo, oppure altre che riguardavano per esempio l’aspetto malinconico di un amore finito e così via.

Non ho notato nessun particolare sviluppo all’interno della rappresentazione, è stata più una successione di immagini e atmosfere, create dai danzatori, che a volte ballavano a volte recitavano e dai/dalle cantanti che erano perfettamente attive all’interno della scena, si muovevano con i danzatori e a volte ballicchiavano anche!

Dal punto di vista musicale si alternavano momenti di silenzio, in cui l’unico suono era il respiro o certi suoni prodotti dai danzatori, con momenti di sola musica, solo canto o entrambi e i ballerini hanno sperimentato un po’ tutti i tipi che di relazioni che si possono avere con una base musicale. Il più delle volte la seguivano, specie nei momenti in cui ballavano all’unisono, ma altre volte non se ne curavano particolarmente, specialmente nei momenti più teatrali.

Dal punto di vista della danza sono rimasta veramente colpita! Mi dispiace solo che dal video che c’è sul loro sito (ecco il link diretto al video) non si riesca a cogliere molto!

Premesso che i ballerini sono proprio bravi, e con questo includo tecnica, espressività, fisicità, il loro stile è sicuramente tecnico, utilizzano infatti (ora uso termini un po’ popolari, tanto per farmi capire) giri, gambe alte, tutti segnali che dimostrano il fatto che alle spalle c’è sicuramente un forte background classico.

Ma non solo, tutto il movimento è basato sul continuo alternarsi di free flow (ovvero movimenti in cui il ballerino lancia letteralmente parti del suo corpo o conferisce una particolare dinamica al movimento, per cui non è in grado di controllare il movimento, di fermarlo in qualsiasi punto) e bound flow (ovvero movimenti perfettamente controllati, per rendere l’idea, che se qualcuno gli chiedesse in qualunque momento di fermare il movimento il ballerino sarebbe in grado di farlo) e questo alternarsi porta sempre continue “sorprese” o piccoli shock, perché lo spettatore non si può mai adagiare alla vista di un solo modo di muoversi, ma viene continuamente “provocato”.

Poi ho trovato lo stile estremamente sensuale, anche per coerenza con il tema dello spettacolo, incentrato puramente sull’amore. E questo lo deduco dal fatto che i movimenti spesso venivano iniziati da spalle e anche, o comunque da parti centrale del corpo, spesso erano movimenti circolari e che progredivano nel movimento come onde o comunque con una certa fluidità e sensualità fino alle parti più periferiche del corpo, coinvolgendolo in toto. In realtà successivamente, sempre anche per far si che lo spettatore non si adagiasse troppo comodamente, per esprimere gelosia, eccitazione o incomprensione usavano movimenti più staccati, con più insolazioni di parti del corpo, iniziando i movimenti più spesso da parti periferiche, come un piede, una mano o un braccio, e con più salti e floor work (sequenze e seguite a terra come rotolamenti etc.) comunque movimenti più dinamici, veloci e scattanti.

Quindi lo stile mi è piaciuto per la quasi sempre equilibrata combinazione tra tecnica e espressività, e per la varietà dei movimenti, bene equilibrati con le parti più teatrali e recitative.

Ho apprezzato anche la scelta dell’atmosfera, l’ho trovata ben studiata e curata, e mi riferisco tanto ai pannelli appesi, insieme alla scelta della musica live e dell’interazione attiva con i/le cantanti, quanto ai cambi di scena e di atmosfera al giusto momento e della giusta intensità!

L’unica pecca è che ho trovato il tutto, per rappresentare solo immagini e atmosfere, un po’ lungo, è durato poco meno di due ore, il che non sembra ma è tanto, e alla fine dello spettacolo devo ammettere di essermi un po’ annoiata e di aver cominciato a pensare alla spesa che dovevo fare il giorno dopo….

Tomba di Oggi, 06/01

nureyev
Rudolf Hametovich Nureyev.
Giace al cimitero di Sainte Genevieve Des Bois, Esson, France.
Non è un musicista, ma basta e avanza.

Dedicata a Valeria e Valentina.

The Rosas

The Rosas
The Rosas, la celebre compagnia di Anne Teresa De Keersmaeker di Brussels sinceramente mi ha alquanto deluso.
Anche loro hanno portato tre pezzi di repertorio, con musiche di Bèla Bartòk, quatuor nr.4, Arnold Schonberg, verklarte nacht, op.4 e di Ludwig van Beethoven, die grosse fuge, op.133.
Chi conosce meglio la compagnia non era affatto sorpreso, ma io ho trovato le coreografie estremamente ripetitive senza un valido motivo, la tipologia dei movimenti era tutta sullo stesso tono, e la dinamica costantemente uguale. Il risultato finale dunque era troppo semplice per risultare una coreografia complessa e ben organizzata, ma al contempo troppo complessa per essere considerata minimalista, e quindi è stato uno spettacolo proprio noioso!!
Ho potuto tuttavia apprezzare la dinamica e l’energia dei danzatori, veloce e precisa, anche se alla lunga mi ha veramente stufata!

Villa Goldberg

villa goldberg
Sempre al cadance festival, a den haag, ho visto Villa Goldberg, di Sanne van der Put.
Veramente, veramente carino!!
Erano cinque danzatrici che ballavano sulle Variazioni Goldberg (J.S.Bach) suonate da cinque musicisti lì dal vivo!
I musicisti facevano parte del “classical ensemble with pop mentality” (così sono stati presentati) Calefax, e suonavano solo fiati (oboe, clarinetto, sax, clarinetto basso, fagotto), vestiti di rosso, e le cinque danzatrici erano vestite con semplicissime vestaglie da notte color panna, su cinque letti da ospedale con le ruote. Ed era tutto un gioco circa la turbolenta relazione di queste ragazze, che soffrivano terribilmente d’insonnia e i musicisti che rappresentavano l’insonnia stessa: all’inizio il rapporto era alquanto conflittuale, i musicisti erano parecchio dispettosi, perché ora cercavano di cullarle e calmarle dal loro nervosismo, anche semplicemente rimboccando loro le coperte, e poi, appena queste iene isteriche si addormentavano, si avvicinavano e bruscamente le svegliavano.
Dopodiché le danzatrici pian piano hanno cominciato a cercare i musicisti, la loro compagnia, pur essendone talvolta infastidite, e hanno perfino ballato dei passi a due veramente graziosi con loro, ma il tutto in un clima così gaio, che si entrava proprio facilmente in questo loro mondo, in questo loro linguaggio comune di malattia misto a piacere! Perché di questo alla fine si è trattato, alla fine non si distingueva più il limite dell’insonnia vista come fastidiosa malattia o come ricercata via di fuga…….infatti alla fine danzatrici e musicisti si sono addormentati fianco a fianco negli stessi letti….

Potete vedere un breve trailer dello spettacolo cliccando qui (quicktime).

Cry, love…

Cry love è uno spettacolo sulle persone il cui corpo è guidato da istinto, sentimenti ed emozioni. È sulle persone che amano. E muoiono, una volta di più…
cry love
Al cadance festival, a den haag, invece ho visto lo spettacolo di Nanine Linning, “cry love”.
Interessante l’ambientazione: il pubblico era diviso in due, i due gruppi erano uno in fronte all’altro e in mezzo il palco. A entrambi i lati del palco tra i danzatori e il pubblico c’erano dei teli semitrasparenti su cui erano proiettate immagini dei danzatori.
Il tutto creava un effetto proprio carino perché in ordine, io come pubblico vedevo un primo livello di proiezioni, i danzatori, un secondo livello di proiezioni e l’altra parte di pubblico!

Poi in realtà la parte danzata non era nulla di eccezionale…i danzatori erano bravi, e c’era un buon gioco di prese e fisicità, ma ho trovato lo stile in certi momenti un po’ incoerente, perché per l’idea di base i danzatori erano delle creature, ma poi di fatto nella coreografia Nanine Linning ha introdotto dei passi decisamente classici, di pura tecnica classica o tipicamente contemporanea che stridevano parecchio e facevano perdere di credibilità al resto della coreografia!

Ultima Vez

Valeria ci scrive dalla terra dell’acqua di sotto e di sopra. Fortunatamente gli spettacoli sono molti. Questa è la prima di una breve serie da Rotterdam.

ultima vez
Ebbene sì, cominciamo con Ultima Vez, di Wim Vandekeybus: hanno portato un best of, che era già strepitoso di per sè, quindi non oso immaginare come sia uno spettacolo intero!!

È un tipo di danza decisamente fisico, e con fisico intendo che usano molto il peso e la massa del loro corpo fino agli estremi raggiungibili.
Per esempio nel primo pezzo erano tutte coppie che facevano prese di contact fuori balance, che vuol dire che l’asse del corpo era completamente in diagonale anziché essere dritto in verticale. In pratica mentre loro erano agganciati con le spalle i loro piedi si trovavano a due metri di distanza, formando un triangolo. In queste posizioni poi si muovevano, giravano, magari mentre correvano si prendevano per le spalle e uno saltava e facendo leva sull’altro danzatore raggiungeva la stessa posizione fuori asse!
Non so se la descrizione rende l’idea, ma chi ha provato a fare questo tipo di giochetti sa perfettamente quanto sono pesanti!

In un’altra parte c’erano tre donne che continuavano a “fare cadute” sul pavimento, come ubriache, correvano, e non erano certo corse da schiaccianoci, poi si lanciavano letteralmente sul pavimento tipo a un metro e mezzo di distanza, rotolavano e poi si alzavano sfruttando la spinta e la dinamica che avevano, e tutto questo per quasi dieci minuti…

Ho anche molto apprezzato i cambi, spesso repentini, di atmosfera, dall’ironico e leggero a un clima di tensione e violenza, come in quella scena in cui c’erano dietro a una tenda semi-trasparente tre uomini che si sono spogliati e facevano la doccia, e davanti un quarto che ha tagliato a metà delle arance. Poi tutti i danzatori sono entrati vestiti eleganti con queste metà di arance in mano, e platonicamente cercavano la loro metà, ma senza danzare. Era una scena recitata, e lì il pubblico si è scompisciato con tutti i giochi di coppia, omosessuali, eterosessuali, trio, che si sono creati!

ultima vez
Un altro pezzo incredibile è stato quello con i mattoni!! Finito il pezzo precedente, i cinque ballerini che erano in scena hanno preso al volo cinque mattoni (bianchi, lunghi circa mezzo metro larghi trenta e alti venti centimetri) che gli sono volati sulla testa, cosa che se si fossero sbagliati di venti centimetri…!! e con questi mattoni ne hanno poi fatte di tutti i colori. Alcune ballerine camminavano e si spostavano per il palco solo su questi mattoni, senza mai mettere i piedi per terra, oppure facevano giochi del tipo: un danzatore lanciava un mattone in aria esattamente sopra la sua testa e poi rimaneva lì; quando il mattone era a dieci centimetri dalla sua testa, un altro danzatore lo spingeva e prendeva il mattone, lo rilanciava e così via,
O ancora in tre: uno lanciava un mattone a un secondo che si stava mettendo la giacca di spalle, così il terzo interveniva e prendeva lui il mattone, sempre all’ultimo momento ovviamente, e lo lanciava a un altro che nel frattempo si stava anche lui mettendo la giacca di spalle, così interviene il secondo a prendere il mattone e così via…e dopo questo caotico pezzo dove avevo il cuore in gola costantemente per un quarto d’ora, finché i danzatori pulivano il palco, perché ovviamente il pezzo è andato in crescendo e hanno rotto i mattoni e così via, è caduta una piuma, e un danzatore ci ha giocato per cinque minuti buoni, facendo si che non cadesse per terra…
Poi la cosa comica è che è finita in mezzo al pubblico, e anche il pubblico ha provato a soffiare per far volare la piuma…ma è durata trenta secondi forse.

ultima vez
L’ultima cosa che racconto, è stata la sedia per aria! Hanno appeso una sedia a circa due metri dal palco, ma a testa in giù, e i danzatori la usavano tipo trapezio, si arrampicavano, e si sedevano con le gambe incrociate, in una posizione perfettamente quotidiana, ma al rovescio, poi si tiravano giù a vicenda senza troppa delicatezza, oppure cadevano quasi a peso morto, poi si aggrappavano e dondolavano come fosse un’altalena…insomma…mi dispiace un sacco che l’unica tappa in italia sia a roma…

A different Sleeping Beauty

When someone can take a classic work and put in something new…
The Cullberg Ballet, Mats Ek choreographer dancing on Pyotr Ilyich Tchaikovsky’s Sleeping Beauty (1999).