Removed

They are not playing cards. Removed is a project by American photographer Eric Pickersgill where the pervasiveness of the cellphone is highlighted through its absence. Ordinary images in which the central object is removed and in this way the scene appears in all its absurdity.

Pickersgill comments:

Family sitting next to me at Illium café in Troy, NY is so disconnected from one another. Not much talking. Father and two daughters have their own phones out. Mom doesn’t have one or chooses to leave it put away. She stares out the window, sad and alone in the company of her closest family. Dad looks up every so often to announce some obscure piece of info he found online. Twice he goes on about a large fish that was caught. No one replies. I am saddened by the use of technology for interaction in exchange for not interacting. This has never happened before and I doubt we have scratched the surface of the social impact of this new experience. Mom has her phone out now.

The Removed site is here, with many images.

EURion

Il post € Banknotes Bombing ha sollevato qualche interrogativo. Alcune persone mi hanno scritto segnalando che Photoshop si rifiutava di scannerizzare le banconote (non solo Euro), mentre altre mi dicevano che erano riusciti a fare lo scan senza problemi, ma poi la stampante si rifiutava di stamparle.

Effettivamente esiste un sistema sviluppato dal Central Bank Counterfeit Deterrence Group (CBCDG) che permette di identificare le immagini delle banconote al fine di rendere la vita difficile ai falsari. Il nome ufficiale del sistema è Counterfeit Deterrence System (CDS) ed è stato messo a punto su commissione del CBCDG dalla Digimark Corporation, una azienda che si occupa di watermarking.

Il CDS esiste dalla fine degli anni ’90 (circa 1996) e il suo funzionamento non è mai stato reso noto ufficialmente. È stato incorporato da alcuni produttori di software. Quelli attualmente noti sono Adobe, a partire da Photoshop CS (nei precedenti non c’è) e da Jasc (Paint Shop Pro). Entrambi affermano di aver ricevuto le routine sotto forma di codice precompilato e quindi di non essere a conoscenza del suo funzionamento.

Molti di più sono i produttori di hardware che lo hanno inserito nel firmware delle loro macchine. Si trova, infatti, in molte fotocopiatrici a colori Xerox e in alcune stampanti HP.

L’esistenza del CDS è stata scoperta nel 2002 da Markus Kuhn. Investigando il funzionamento di una fotocopiatrice Xerox che si rifiutava di stampare una immagine contenente banconote, Kuhn ha identificato un simbolo costituito da uno schema di cinque cerchietti gialli, verdi o arancio, schema ripetuto in aree delle banconote con diversi orientamenti. Andrew Steer più tardi notò un semplice rapporto intero tra il quadrato delle distanze dei cerchietti vicini, che dà ulteriori informazioni su come lo schema dovrebbe essere individuato efficientemente dal software di elaborazione delle immagini.

EURionLa forma dello schema è visibile nella figura a fianco, ma può essere presente anche con varie rotazioni. Data la sua vaga somiglianza con la costellazione di Orione e il fatto che il suo utilizzo ha ricevuto un forte impulso con la creazione dell’Euro, allo schema è stato attribuito il nome di EURion.

Le nazioni che hanno adottato l’EURion sono molte. Oltre a essere presente in tutte le banconote in Euro è stampato anche su lev bulgaro, dollaro canadese, corona danese, norvegese e svedese, fiorino ungherese, yen giapponese e altri (qui tabella completa alla data attuale)

In alcune fotocopiatrici a colori, la sola presenza di cinque di questi cerchietti in un’immagine è sufficiente per rifiutarsi di stampare, mentre altre stampano ma sovrappongono all’immagine la scritta “specimen” o “fac-simile” anche se l’immagine prodotta ha dimensioni o colori sensibilmente diversi dall’originale. Per esempio, io ho un notes le cui pagine sono biglietti da 100.000 Lire su cui è stampato “Fac-Simile” ma la dimensione è nettamente diversa dal biglietto reale e la stampa è su una sola faccia. Inoltre, l’EURion, a volte, è fonte di problemi anche per gli utenti onesti. I grafici pubblicitari, per esempio, si sono spesso lamentati per l’impossibilità di scannerizzare le banconote in Photoshop, tanto che alcune banche centrali permettono di scaricare immagini di banconote ad alta risoluzione con qualche particolare modificato.

È interessante, poi, vedere come l’EURion è stato incorporato nella banconote. Generalmente non è individuabile immediatamente. A volte lo diventa quando si sa cosa cercare.

Il caso più evidente è quello della banconota da € 10 (a sin, click to enlarge) in cui sono presenti molti cerchietti, alcuni dei quali formano l’EURion. In altre lo schema è meno visibile. In realtà, a volte, i cerchietti sono ben visibili, ma non vengono notati perché fanno parte di un disegno più esteso. Per esempio, nei $20, varie copie dello schema, con diversa rotazione, si creano usando gli zeri della scritta “20” continuamente ripetuta, mentre nelle vecchie £20, dedicate a Elgar, lo schema si ottiene unendo le note di un frammento di partitura.

Ultimamente, comunque, ricerche più accurate mostrano come l’EURion non sia l’unico schema di riconoscimento delle banconote. Mentre le fotocopiatrici continuano a basarsi sull’EURion, i software come Photoshop e Paint Shop Pro utilizzano anche altri sistemi, come dimostrato da questa ricerca.

€ Banknotes Bombing

L’artista greco stefanos ha elaborato un modo interessante per esprimere la propria insoddisfazione nei confronti delle istituzioni europee.

Il suo intervento consiste nel modificare le banconote, dipingendo in inchiostro nero figure angoscianti, emblematiche della situazione in cui versa il suo paese. Le banconote così modificate vengono poi scannerizzate per documentazione e rimesse in circolazione.

In una intervista ha dichiarato

Observing the euro banknote landscapes one notices a lack of any reality, whatsoever for the last five years the crumbling greek economy has hatched violence and social decay – so, I decided to fuse these two things. Through hacking the banknotes I’m using a european a document, that is in cross-border circulation, including greece – thus, the medium allows me to ‘bomb’ public property from the comfort of my home.

 

Altri esempi sono visibili qui.

I tempi sono cambiati

Bologna. Il 23 giugno del 1643, su richiesta dei professori e studenti dell’Università fu avanzata al Comune una perentoria protesta affinché fosse fatto divieto al transito per i carri attorno all’Archiginnasio per consentire agli studenti di studiare nel dovuto silenzio. L’istanza fu accolta.
[Tratto da Sounday Times, Il rumore e la città – considerazioni sul convegno la città nel rumore il rumore nella città]

Questo non per fare un elogio dei bei tempi andati, ma solo per sorridere un po’ 🙂 . In fondo parliamo di quasi 400 anni fa.

Insecam

Nel 2006 ho pubblicato un post intitolato L’Universo non è user friendly, dedicato alle webcam non protette e in generale, a tutti quelli che non si rendono conto che internet ha delle regole di comportamento ed è bene seguirle per non trovarsi nei guai. Il post spiega come trovare e guardare le webcam non protette che operano su internet. Tecnicamente non si commette nessun reato perché non si forza nulla. Non essendo la pagina protetta, si accede semplicemente a un sito individuato da un indirizzo ip, come tutti gli altri.

Faccio un esempio: tutti sanno che il mio sito è www.maurograziani.org e che all’indirizzo www.maurograziani.org/wordpress c’è il mio blog. Pochi, però, sanno che all’indirizzo www.maurograziani.org/non-ve-lo-dico c’è il calendario delle mie lezioni in Conservatorio. Ovviamente non è una pagina così privata. L’orario delle mie lezioni è noto in Conservatorio e anche se qualcun altro lo vede, non mi dà fastidio. Non lo pubblicizzo semplicemente perché non è una cosa di interesse pubblico, ma se qualcuno ci arriva non mi preoccupo. Se volessi nasconderlo, metterei una password alla pagina.

Per le webcam e per molte altre cose su internet è lo stesso: se sono liberamente visibili significa che al proprietario non interessa tenerle segrete. E se succede perché uno non ci pensa o non lo sa, beh, l’ignoranza non è una scusante. Bastava leggere il manuale.

Ora qualcuno ha espanso questa idea e creato un sito in cui sono raccolti gli indirizzi di migliaia di webcam non protette. Si tratta del progetto insecam, dove insecam ovviamente sta per insecure webcam. Il tutto ha fini “didattici”. Serve a spingere i proprietari a proteggere le proprie webcam e in ogni caso, quelle giudicate troppo invasive della privacy altrui non sono state listate.

Però, se volete vedere qualche frammento di vita nel mondo, fateci un giro (e se avete una webcam, controllate che non ci sia). L’elenco è ordinato geograficamente.

E se vi interessa spiare il mondo, sempre legalmente, andate su questa mia pagina.

E’ un virus

Tom WaitsAnni fa, Tom Waits, che notoriamente non è mai accomodante verso le corporation, ha scritto una bella lettera polemizzando con i musicisti che permettono che le loro canzoni vengano inserite negli spot commerciali in cambio di una manciata di soldi.

La lettera, pubblicata, fra gli altri da Dangerous Visions, Letters of Note e The Nation, contiene alcuni concetti non banali, che a una prima lettura del fenomeno possono sfuggire. Per esempio:

  • quando vendete alle aziende la vostra musica, vendete anche il vostro pubblico perché loro la useranno per convincere la gente ad acquistare automobili, drink e biancheria;
  • le corporation sperano di dirottare i ricordi di una cultura verso i loro prodotti (che invece non ne sono per nulla collegati);
  • loro vogliono il pubblico di un artista, la sua credibilità, la sua reputazione e tutta l’energia che le sue canzoni hanno concentrato con il passare degli anni.

Mi rendo conto che parlare di etica nel 2014 può sembrare perfino da bacchettoni, ma la realtà è che un musicista che raggiunge la notorietà è portatore di un certo grado di potere sulla gente e non deve permettere che venga utilizzato per qualsiasi cosa in cambio di denaro. È il lato bello del copyright: la possibilità che il compositore ha di vietare che la propria musica venga utilizzata in determinati contesti. E non è detto che ci si perda, come Ligeti e lo stesso Tom Waits insegnano: a volte le corporation sono così sfacciate che, chiamandole in causa, si vince (Ligeti ha vinto contro i produttori do 2001 Odissea dello Spazio che avevano smontato e usato il suo brano Atmosphères, mentre Tom Waits ha ottenuto 2.6 milioni di $ da Frito-Lay che aveva rifatto una sua canzone).

Ecco la lettera originale, già ripubblicata qui

Thank you for your eloquent “rant” by John Densmore of The Doors on the subject of artists allowing their songs to be used in commercials [“Riders on the Storm,” July 8]. I spoke out whenever possible on the topic even before the Frito Lay case (Waits v. Frito Lay), where they used a sound-alike version of my song “Step Right Up” so convincingly that I thought it was me. Ultimately, after much trial and tribulation, we prevailed and the court determined that my voice is my property.

Songs carry emotional information and some transport us back to a poignant time, place or event in our lives. It’s no wonder a corporation would want to hitch a ride on the spell these songs cast and encourage you to buy soft drinks, underwear or automobiles while you’re in the trance. Artists who take money for ads poison and pervert their songs. It reduces them to the level of a jingle, a word that describes the sound of change in your pocket, which is what your songs become. Remember, when you sell your songs for commercials, you are selling your audience as well.

When I was a kid, if I saw an artist I admired doing a commercial, I’d think, “Too bad, he must really need the money.” But now it’s so pervasive. It’s a virus. Artists are lining up to do ads. The money and exposure are too tantalizing for most artists to decline. Corporations are hoping to hijack a culture’s memories for their product. They want an artist’s audience, credibility, good will and all the energy the songs have gathered as well as given over the years. They suck the life and meaning from the songs and impregnate them with promises of a better life with their product.

Eventually, artists will be going onstage like race-car drivers covered in hundreds of logos. John, stay pure. Your credibility, your integrity and your honor are things no company should be able to buy.

TOM WAITS

Space Oddity nello spazio (davvero)

Space Oddity è del 1969. Chissà se Bowie, all’epoca, avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe stata cantata nello spazio, davvero (forse sì, visto che eravamo in piena era spaziale).

Questo video è stato registrato sulla stazione spaziale internazionale (ISS) dall’astronauta canadese Chris Hadfield, che se la cava anche non male come cantante, e in un solo anno ha avuto circa 23 milioni di visualizzazioni. Poi, però, è sparito per le solite e in questo caso, a mio avviso, molto stupide questioni di copyright: l’editore, titolare dei diritti sulla canzone, ne aveva concesso l’uso per un anno e Hadfield, fedele al contratto, l’aveva rimosso.

Tuttavia, visto il successo, Bowie e il suo editore si sono affrettati a prolungare la concessione per altri due anni e il video è tornato visibile.

Alcune considerazioni su questa faccenda del copyright:

  1. Ma che testa hanno gli editori? Lo dico proprio dal punto di vista squisitamente commerciale. Chi può pensare che un video come questo possa far perdere dei soldi ai titolari dei diritti (ovvero che questo video possa far calare le vendite dell’originale)? Casomai una canzone dedicata all’esplorazione spaziale eseguita sulla ISS è una pubblicità incredibile e del tutto gratuita!
  2. Sotto l’aspetto giuridico la cosa è dubbia. La ISS è una stazione internazionale. Una fettina di territorio di 15 paesi in cui sono in vigore leggi sul copyright completamente diverse, basti pensare alla Russia, dove il diritto d’autore praticamente non esiste. Inoltre la ISS fluttua costantemente su tutto l’orbe terracqueo. Quale giurisdizione deve essere applicata? (gli interessati possono leggere una dissertazione sull’argomento pubblicata sull’Economist).
  3. Ma gli avvocati non erano stati tutti sterminati durante il Grande Risveglio del 2023? [tratto da una parodia di Star Trek]

Ok. Ecco il video.

Un modello matematico delle storie d’amore

Le storie d’amore sono processi dinamici nei quali i coinvolgimenti sentimentali (i “sentimenti”) evolvono nel tempo, partendo, in generale, da uno stato di indifferenza. Per questo motivo, esse possono essere collocate, almeno come principio, all’interno della struttura formale della teoria dei sistemi dinamici, dove si utilizzano modelli matematici per descrivere l’evoluzione nel tempo delle variabili di riferimento. I modelli più frequentemente usati si basano sulle equazioni differenziali ordinarie (ODE).

Questo l’incipit di un articolo non recente (risale a Luglio di quest’anno) ma affascinante tratto da Popinga, un bel blog di scienza e letteratura che ogni tanto seguo. So che anche la sola idea di formalizzare gli elementi che determinano l’attrazione fra due individui e regolano l’evoluzione del loro rapporto può apparire ripugnante a molti perché ha a che fare con i sentimenti e questi ultimi, per la massa, sono a-matematici (α privativo), ma per qualcuno che è avvezzo alla matematica, la cosa non è così strana. Al limite è solo difficile.

L’articolo originale è questo: Le storie d’amore come sistemi dinamici.

PS: un minimo di familiarità con le equazioni differenziali costituisce un pre-requisito per apprezzarlo.