Temibili custodie per iPhone

Categorie: Mercato, Varie
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Pubblicato il: 6 Aprile 2015

Visto che molti di voi ne sono dotati, vi informo che le più temibili custodie per iPhone si possono vedere (e acquistare) qui.

Alcuni esempi:

Alan Lomax’s Archive Online

Categorie: Musica, Storia
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Pubblicato il: 3 Aprile 2015

alan_lomaxAlan Lomax (1915 – 2002), etnomusicologo, antropologo e produttore discografico, ha raccolto materiali sonori in quasi tutto il mondo, dalla Spagna alla Gran Bretagna, al Sud America, all’Africa.

Ora tutto questo materiale è online qui.

Descrizione tratta dal sito:

The Sound Recordings catalog comprises over 17,400 digital audio files, beginning with Lomax’s first recordings onto (newly invented) tape in 1946 and tracing his career into the 1990s. In addition to a wide spectrum of musical performances from around the world, it includes stories, jokes, sermons, personal narratives, interviews conducted by Lomax and his associates, and unique ambient artifacts captured in transit from radio broadcasts, sometimes inadvertently, when Alan left the tape machine running. Not a single piece of recorded sound in Lomax’s audio archive has been omitted: meaning that microphone checks, partial performances, and false starts are also included.

This material from Alan Lomax’s independent archive, begun in 1946, which has been digitized and preserved by the Association for Cultural Equity, is distinct from the thousands of earlier recordings on acetate and aluminum discs he made from 1933 to 1942 under the auspices of the Library of Congress. This earlier collection — which includes the famous Jelly Roll Morton, Woody Guthrie, Lead Belly, and Muddy Waters sessions, as well as Lomax’s prodigious collections made in Haiti and Eastern Kentucky (1937) — is the provenance of the American Folklife Center at the Library. Attempts are being made, however, to digitize some of this rarer material, such as the Haitian recordings, and to make it available in the Sound Recordings catalog. Please check in periodically for updates.

Hakanaï

Categorie: Computer Art, Danza
Tag: Nessun Tag
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Pubblicato il: 30 Marzo 2015

hakanaiCostruire spazi virtuali intorno ai danzatori è particolarmente di moda ultimamente (oltre che di sicuro effetto). Ecco un altro esempio da parte della compagnia Adrien M / Claire B (gli stessi di Pixel: Adrien Mondot, artista multidisciplinare, programmatore; Claire Bardainne, artista, scenografa e designer).

Hakanaï è una performance coreografica per una ballerina in un volume di immagini in movimento. Nella lingua giapponese, Hakanaï definisce ciò che è non permanente, fragile, effimero, transitorio, tra sogno e realtà. Una parola antica che evoca un materiale sfuggente associato con la condizione umana e la sua incertezza, ma anche associata con la natura. Si scrive combinando due ideogrammi, quello che significa l’uomo e quello che designa il sogno. Un legame simbolico che è il punto di partenza di questa partitura per una ballerina che incontra delle immagini, dando vita a uno spazio ai margini dell’immaginario e del reale. Le immagini sono animate in diretta, secondo schemi fisici di movimento, al ritmo di una creazione sonora anch’essa eseguita dal vivo. Dopo l’esecuzione, rimane una installazione aperta agli spettatori.

 

 

In Japanese, the word ‘hakanaï’ is used to define the ephemeral, the fragile. The French group, Company Adrien M/Claire B invites the public to join them in the illusory world of dreams. The audience is invited to peer into a cloth cube where a visual haiku of a dancer and thousands of dancing images is unfolding. Hakanaï is an impressive convergence of dance and visual art, of bodies and moving graphics, of reality and dreams.

Since 2004, Company Adrien M/Claire B has been connecting digital culture with the performing arts. The collective develops performances and exhibitions that combine the real with the virtual. By focussing on man and body within a technological framework, they create timeless, poetic works.

Il volo silenzioso

Categorie: Audio
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Pubblicato il: 23 Marzo 2015

owlIl gufo riesce a volare in perfetto silenzio.

Inaudibile anche in cuffia, nonostante debba passare a pochi centimetri da un nutrito set di microfoni (e che microfoni) in un ambiente di test già silenzioso di suo. Le sue ali muovono l’aria senza generare alcun picco.

NB: NON “alcun picco a frequenze udibili”, ma proprio nessun picco. La registrazione è una linea praticamente dritta (vedi il secondo video).

Tratto dal programma di BBC Two Natural World. Segnalato da Lucia.

 

In questo breve video c’è l’essenza dell’esperimento.

 

Qui abbiamo un video un po’ più completo con qualche commento.

The Infinite Jukebox

Categorie: Musica, Web
Tag: ,
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Pubblicato il: 13 Marzo 2015

The Infinite Jukebox è una simpatica applicazione web creata da Echo Nest Lab che scompone un brano musicale in beat, li compara costruendo una mappa di collegamenti fra beat simili e infine suona il brano saltando fra beat simili.

I brani possono essere scelti fra quelli disponibili (molti) oppure caricati dall’utente.

How does it work? – We use the Echo Nest analyzer (un altro software di Echo Nest Lab; nota mia) to break the song into beats. We play the song beat by beat, but at every beat there’s a chance that we will jump to a different part of song that happens to sound very similar to the current beat. For beat similarity we look at pitch, timbre, loudness, duration and the position of the beat within a bar. There’s a nifty visualization that shows all the possible transitions that can occur at any beat

Are there any ways to control the song? Yes – here are some keys:

  • [space] – Start and stop playing the song
  • [left arrow] – Decrement the current play velocity by one
  • [right arrow] – Increment the current play velocity by one
  • [Down arrow] – Sets the current play velocity to zero
  • [control] – freeze on the current beat
  • [shift] – bounce between the current beat and all of the similar sounding beats. These are the branch points.
  • ‘h’ – Bring it on home – toggles infinite mode off/on.

Ovviamente, finché ha a che fare con una canzone o con un brano con ritmo ben definito ed evidente, funziona bene. Da perverso quale sono, ho provato a caricare il primo movimento dello String Trio op 45 di Schoenberg, ottenendo solo due segmenti collegabili. Con la musica classica, invece, va molto meglio.

infinite-jukebox

Windows 93

Categorie: Software
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Pubblicato il: 11 Marzo 2015

Finalmente una versione di Windows decente.windows93

Japanoise

Categorie: Confine, Giappone
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Pubblicato il: 4 Marzo 2015

Kingdom Of Noise – Japanese Noise Music Selection

1:27 hour relax

japanoise

Nabaz’mob

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Pubblicato il: 2 Marzo 2015

In questo post, la storia di Nabaztag è tratta da Wikipedia, con qualche nota del sottoscritto.

nabaztagLa parola Nabaztag (“նապաստակ” che in lingua armena significa coniglio), indica il coniglio Wi-Fi ideato da Rafi Haladjian e Olivier Mével e prodotto, nel 2005 dalla compagnia francese Violet.

Alto 23 centimetri, per un peso di 418 grammi, dispone di svariate abilità, tra le quali dare le previsioni del tempo, declamare le ore, segnalare eventuali messaggi di posta elettronica e illuminarsi per mezzo di LED colorati, muovendo le orecchie e pronunciando imprevedibili battute. Può inoltre riprodurre messaggi testuali ed MP3. Con il passare del tempo altri svariati servizi sono stati implementati. È inoltre scomparsa la distinzione tra servizi base e servizi su abbonamento, anch’essi divenuti gratuiti. Esistono anche dei servizi sviluppati dagli stessi utenti (musica, notizie, curiosità) denominati “Nabcast”.

L’oggetto, venduto a partire da giugno 2005, alla fine di ottobre 2006 aveva raggiunto i 35.000 esemplari nella sola Francia. A fine 2006 viene introdotto un modello più avanzato, il Nabaztag:tag che supporta lo streaming mp3 via internet, ha un microfono per ricevere comandi vocali e un lettore di RFID con tag personalizzati per ricevere comandi. Questo modello, inoltre, è dotato di tecnologia PULL, ossia può interrogare il server di propria iniziativa. A settembre 2007 sono presenti più di 180.000 Nabaztag in tutto il mondo.

Il 20 ottobre 2009 Violet, in difficoltà per una gestione dissennata, è acquistata dal noto software publisher Mindscape che immette sul mercato un modello ancora più avanzato chiamato Karotz con webcam e maggiori capacità di memoria. Ben presto, però, anche quest’ultimo entra in crisi. Il 29 luglio 2011 Mindscape comunica lo spegnimento dei server di gestione di Nabaztag creando in un solo colpo 180.000 orfani, ma rende pubblico il codice per la gestione dei “coniglietti” multimediali, rendendo possibile a diverse comunità utenti di creare dei nuovi server. Comunque, le varie comunità utente hanno privilegiato soluzioni alternative, basate sui progetti Opensource OpenJabNab, Nabizdead e OpenNag, più semplici da implementare dell’originale server (denominato “burrow”, con riferimento alle tane dei conigli selvatici) Violet/Mindscape ma privi del supporto per le vecchie unità Nabaztag di prima generazione. Le comunità utente sorte nell’immediata chiusura del server “ufficiale” supportano infatti i soli Nabaztag:tag.

In seguito Mindscape è acquisita da Aldebaran Robotics, azienda specializzata in robot giocattolo ed amatoriali, che vende ad esaurimento le scorte di Karotz senza sviluppare il prodotto, malgrado esso avesse incorporati e ben visibili evidenti agganci per accessori ed estensioni. Infine, con un annuncio scioccante del suo CEO comunica lo spegnimento dei server dei Karotz per il 18 febbraio 2015 segnando, così, la fine del progetto la cui esistenza resta affidata ai server amatoriali.

Dalla creazione di Nabaztag, Antoine Schmitt ne è il designer comportamentale e Jean-Jacques Birgé il designer sonoro. Insieme, hanno anche composto l’Opera Nabaz’mob per 100 conigli tra loro comunicanti, che ha vinto il Prix Ars Electronica Award of Distinction Digital Musics 2009 e di cui si può vedere un estratto in questo video.

Il video in questa pagina è un estratto più breve, ma l’audio è migliore.

EURion

Categorie: Informatica, Società
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Pubblicato il: 1 Marzo 2015

Il post € Banknotes Bombing ha sollevato qualche interrogativo. Alcune persone mi hanno scritto segnalando che Photoshop si rifiutava di scannerizzare le banconote (non solo Euro), mentre altre mi dicevano che erano riusciti a fare lo scan senza problemi, ma poi la stampante si rifiutava di stamparle.

Effettivamente esiste un sistema sviluppato dal Central Bank Counterfeit Deterrence Group (CBCDG) che permette di identificare le immagini delle banconote al fine di rendere la vita difficile ai falsari. Il nome ufficiale del sistema è Counterfeit Deterrence System (CDS) ed è stato messo a punto su commissione del CBCDG dalla Digimark Corporation, una azienda che si occupa di watermarking.

Il CDS esiste dalla fine degli anni ’90 (circa 1996) e il suo funzionamento non è mai stato reso noto ufficialmente. È stato incorporato da alcuni produttori di software. Quelli attualmente noti sono Adobe, a partire da Photoshop CS (nei precedenti non c’è) e da Jasc (Paint Shop Pro). Entrambi affermano di aver ricevuto le routine sotto forma di codice precompilato e quindi di non essere a conoscenza del suo funzionamento.

Molti di più sono i produttori di hardware che lo hanno inserito nel firmware delle loro macchine. Si trova, infatti, in molte fotocopiatrici a colori Xerox e in alcune stampanti HP.

L’esistenza del CDS è stata scoperta nel 2002 da Markus Kuhn. Investigando il funzionamento di una fotocopiatrice Xerox che si rifiutava di stampare una immagine contenente banconote, Kuhn ha identificato un simbolo costituito da uno schema di cinque cerchietti gialli, verdi o arancio, schema ripetuto in aree delle banconote con diversi orientamenti. Andrew Steer più tardi notò un semplice rapporto intero tra il quadrato delle distanze dei cerchietti vicini, che dà ulteriori informazioni su come lo schema dovrebbe essere individuato efficientemente dal software di elaborazione delle immagini.

EURionLa forma dello schema è visibile nella figura a fianco, ma può essere presente anche con varie rotazioni. Data la sua vaga somiglianza con la costellazione di Orione e il fatto che il suo utilizzo ha ricevuto un forte impulso con la creazione dell’Euro, allo schema è stato attribuito il nome di EURion.

Le nazioni che hanno adottato l’EURion sono molte. Oltre a essere presente in tutte le banconote in Euro è stampato anche su lev bulgaro, dollaro canadese, corona danese, norvegese e svedese, fiorino ungherese, yen giapponese e altri (qui tabella completa alla data attuale)

In alcune fotocopiatrici a colori, la sola presenza di cinque di questi cerchietti in un’immagine è sufficiente per rifiutarsi di stampare, mentre altre stampano ma sovrappongono all’immagine la scritta “specimen” o “fac-simile” anche se l’immagine prodotta ha dimensioni o colori sensibilmente diversi dall’originale. Per esempio, io ho un notes le cui pagine sono biglietti da 100.000 Lire su cui è stampato “Fac-Simile” ma la dimensione è nettamente diversa dal biglietto reale e la stampa è su una sola faccia. Inoltre, l’EURion, a volte, è fonte di problemi anche per gli utenti onesti. I grafici pubblicitari, per esempio, si sono spesso lamentati per l’impossibilità di scannerizzare le banconote in Photoshop, tanto che alcune banche centrali permettono di scaricare immagini di banconote ad alta risoluzione con qualche particolare modificato.

È interessante, poi, vedere come l’EURion è stato incorporato nella banconote. Generalmente non è individuabile immediatamente. A volte lo diventa quando si sa cosa cercare.

Il caso più evidente è quello della banconota da € 10 (a sin, click to enlarge) in cui sono presenti molti cerchietti, alcuni dei quali formano l’EURion. In altre lo schema è meno visibile. In realtà, a volte, i cerchietti sono ben visibili, ma non vengono notati perché fanno parte di un disegno più esteso. Per esempio, nei $20, varie copie dello schema, con diversa rotazione, si creano usando gli zeri della scritta “20” continuamente ripetuta, mentre nelle vecchie £20, dedicate a Elgar, lo schema si ottiene unendo le note di un frammento di partitura.

Ultimamente, comunque, ricerche più accurate mostrano come l’EURion non sia l’unico schema di riconoscimento delle banconote. Mentre le fotocopiatrici continuano a basarsi sull’EURion, i software come Photoshop e Paint Shop Pro utilizzano anche altri sistemi, come dimostrato da questa ricerca.

The Man who was Spock

Categorie: Cinema
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Pubblicato il: 28 Febbraio 2015

SpockKirk: Spock! l’Enterprise sta per esplodere!!

Spock: Negativo, Capitano. È solo saltato un fusibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

Leonard Nimoy (1931 – 2015)

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